Educarsi alla preghiera

“Nella sua volontà di dialogare con noi il Signore ci offre un tempo favorevole alla nostra conversione”

papa Francesco

Si avvicina il tempo favorevole della Quaresima dove il dialogo con il Signore prende forma con forza nella preghiera, abbiamo chiesto a fra Marco Misci, nostro parrocchiano e monaco Trappista di parlarci della preghiera e di come viverla nella vita quotidiana.

“Che cos’ è per te la preghiera? Come la vivi?” Queste o simili domande frequentemente hanno accompagnato il mio cammino sin dall’ inizio, 27 anni fa, entrando nella vita monastica. In realtà risuonano in me ogni giorno… Da quando la chiesa è ancora buia, accendo la luce al mio posto e preparo i libri per la preghiera corale… E via via fino al momento finale della giornata, la “Salve Regina” cantata insieme ai confratelli davanti all’altare e alla grande statua della Madonna del Santissimo Sacramento, titolo della nostra chiesa abbaziale.

Per chi non mi conosce, lasciai appunto Magnago 27 anni fa, mi chiamo Marco, ho 62 anni 

e sono un semplice monaco dell’ Abbazia cistercense Trappista di Frattocchie, ai Castelli presso Roma. Una realtà ormai piccola… 15 fra monaci, due novizi, qualche aspirante pur se di Antica Tradizione. Viviamo seguendo la regola di San Benedetto, quindi la preghiera, come già è detto nel prologo della regola, ha la massima importanza, è centrale, dà il tono a tutta la giornata e alla vita del monaco. Evidentemente l’orizzonte è ben più ampio del solo “dire recitare preghiere”. Chi mi conosce sa che non ho la parola facile, eloquente…Posso esprimermi così: Per me pregare è come amare, respirare, un bisogno interiore, bisogno del silenzio, di un respiro profondo per capire il Mistero e la bellezza della vita e del tempo, sentire una Presenza che mi mette in comunione con gli altri. Così come per l’ amore, non si può rimanere indifferenti alla preghiera… Anche il solo desiderarla è già un inizio per viverla, è già pregare… Desiderare l’essenziale, incontrare Dio, Gesù non come un essere assoluto ma lontano, ideale, bensì come una persona viva presente e attiva in me… Parlargli raccontargli tutto ciò che sento in me, di buono e di cattivo. In monastero molto tempo è dedicato alla preghiera corale, tutti insieme in chiesa, soprattutto con la recita e canto di salmi e letture bibliche, ma intercalato alle ore dedicate al lavoro e servizi. C’è molto spazio per la preghiera individuale, sia con la lettura e meditazione della Parola di Dio che la Chiesa ci offre ogni giorno, sia traendo spunti da qualche buona lettura (abbiamo una biblioteca molto fornita e continuamente aggiornata in libri e riviste) ed anche vivendo la tradizionale preghiera del Rosario, variando ed attualizzando i misteri della vita di Gesù con gli infiniti spunti della Parola. Tante le forme… Ma una sola è sempre la preghiera, direi nel suo precedere la vivo così: Ho il bisogno profondo di affidarmi a Dio, riconoscermi nella mia piccolezza, limiti, contraddizioni e chiedere la sua Misericordia, la sua Grazia… Solo poi in un secondo momento riesco ad aprirmi alla lode, ringraziamento, gratitudine per sentirmi amato, esaudito, salvato. Frequentemente questi due sentimenti forti, la supplica e la lode sono inframezzati da periodi più o meno lunghi, ore, giornate intere di vuoto ed aridità interiore. Quando la Parola, il Salmo, la lettura particolare non mi suscitano niente, le sento lontane, procedo per abitudine, un po’ forzato, quasi per dovere… Ma se è importante la sincerità del cuore, la spontaneità, l’essenziale è avere in amicizia il Silenzio, grande scuola di preghiera, interiore ed esteriore…Ritagliarsi un proprio spazio in un angolo tranquillo…

Un aiuto opportuno può essere una piccola immagine o icona illuminate discretamente…Piccoli gesti che diventano nel tempo consuetudine ed entrano nel quotidiano…Tutto predispone a chiedere il dono dello Spirito Santo, anzi alla consapevolezza della Sua presenza in noi come dice San Paolo (nella I Cor.  6, 19). Ecco come si può leggere, meditare, fare memoria della Parola di Dio ricevuta ogni giorno (cosa dice il testo? cosa dice a me oggi? Qual’ è la mia risposta a Dio? ecc.). Se nella vita monastica abbonda il tempo, l’insegnamento e la testimonianza concreta di questo o quel  confratello più avanti nel cammino e nell’esperienza, tuttavia il pregare è un tratto caratteristico universale di ogni amante del Cristo e comunque di ogni anima aperta al trascendente… Una lettura, l’incontro con una persona, osservare ciò che ci circonda, in strada, al lavoro, in ogni circostanza di gioia e di dolore, il dono dello Spirito Santo può farci incontrare Dio con il linguaggio della preghiera… Penso che in ogni anima buona e bisognosa di Dio, già c’è fin da bambino, un “piccolo monaco” che, spesso inconsapevolmente, cresce e lascia aperto il Desiderio, l’attrazione per l’Assoluto, l’Infinito, verso un incontro che plachi il cuore e renda felici.

Pregare è davvero vivere e Amare.

fra Marco