L’ardore missionario degli apostoli

di Don Marco

Dopo aver preso in considerazione il Principio e Fondamento della Chiesa ovvero lo Spirito Santo donato agli apostoli da Dio, proseguiamo la nostra riflessione sul volto della Chiesa che emerge dal libro degli Atti degli Apostoli lasciandoci ispirare nella riflessione odierna dall’ardore missionario degli apostoli. Il fuoco dello Spirito Santo ha spinto gli apostoli a testimoniare con forza e senza paura la propria fede arrivando ad annunciare il Vangelo negli angoli più lontani della terra conosciuta.

Da dove scaturiva tanto ardore, tanta passione per la missione?

Innanzitutto dobbiamo annotare come il cuore dell’annuncio è la Buona Notizia che Gesù il Crocefisso è Risorto. È la fede pasquale, la vittoria di Gesù sulla morte, che ha condotto gli apostoli a non avere timore e a desiderare di condividere questa gioia con tutti. Le persone che ascoltavano gli apostoli si sentivano “trafiggere il cuore” (At 2,37) e non potevano rimanere indifferenti. Potremmo quindi cominciare a chiederci: oggi abita ancora nella nostra Chiesa questo ardore missionario e questo desiderio di condividere con tutti la fede Pasquale? Noi in primis crediamo nella Risurrezione? Il testo degli Atti prosegue con il processo a Pietro e agli altri apostoli da parte delle autorità religiose ebraiche e in tale processo il principe degli apostoli afferma che “noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato” (At 4,20). In Pietro emerge la consapevolezza di un dono ricevuto (la fede) e il bisogno di annunciarlo, di dare voce a questo annuncio.

Nei nostri discorsi, nelle parole che proclamiamo come Chiesa, c’è posto per questo annuncio?
L’annuncio della Pasqua lo si fa con le parole ma prima di tutto con la vita. La testimonianza del primo martire Stefano (At 7) mette in luce che la Parola del Vangelo non basta proclamarla con le parole ma occorre innanzitutto viverla, incarnarla diventando noi stessi testimonianza vivente del Cristo. È nel vivere all’insegna della misericordia, dell’accoglienza, del perdonare i propri nemici che noi diciamo la nostra fede nel Signore esattamente come ha fatto S. Stefano. Il sangue dei martiri ha sempre irrorato la Chiesa ed è stato la causa di tante conversioni. Siamo disposti a vivere come Chiesa e personalmente il martirio?
Un’ultima sottolineatura sull’ardore missionario mi piace farla a partire dall’esperienza fallimentare che l’apostolo Paolo visse ad Atene (At 17).

Paolo pieno di ardore e di desiderio missionario arriva ad Atene e cerca di convincere i Sapienti dell’epoca con un discorso persuasivo e ricco di citazioni filosofiche. Paolo ha la presunzione di convertire i sapienti con la propria arte retorica e con la propria sapienza. Risultato: un fallimento.

Attraverso questo fallimento Paolo comprende che la Parola del Vangelo si deve testimoniare nella semplicità e nella piccolezza. La Parola della Croce è una Parola “Debole”.

Paolo pecca di superbia e di egocentrismo. È convinto che il successo della predicazione passa attraverso le sue doti e capacità. Non confida nella forza della Parola ma sulle sue capacità.

L’errore di Paolo si ripropone tutte le volte in cui si personifica troppo l’annuncio. Si mette al centro le capacità e il carisma dell’annunciatore più che il messaggio stesso. Animati anche noi dall’ardore missionario degli apostoli cresciamo nel nostro essere Chiesa e incamminiamoci a celebrare il Natale, accogliendo il Signore nel nostro cuore.