Santa Maria, Madre di Dio

«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?» (Luca 1, 42-43)

Nella cappella dell’oratorio di Magnago si trova un’icona ispirata a un affresco del XIV secolo del parekklesion (tipo di cappella laterale dell’architettura bizantina) della chiesa di San Salvatore in Chora a Istanbul.

L’immagine è detta Madre di Dio della Tenerezza per il delicato contatto delle guance di Maria e di Gesù. Entrambi esprimono gravità e concentrazione: teneramente si consolano e si sostengono a vicenda. Si guardano, ma guardano anche noi che li contempliamo invitandoci alla preghiera.

Sulle icone c’è sempre scritto il nome delle persone rappresentate. Per Maria solitamente ci sono le lettere greche MP ΘY, abbreviazione composta dalla prima e dall’ultima lettera delle parole ΜΗΤΗΡ ΘΕΟΥ (Meter Theou), cioè Madre di Dio. Ci può essere scritto anche Madre di Dio in italiano.

Il titolo Madre di Dio corrisponde anche al greco Theotókos (Θεοτόκος) e al latino Deìpara (deus «dio» e parĕre «partorire» quindi «colei che partorisce Dio») o Dei genetrix («colei che genera Dio»). E’ presente nella preghiera “Ave Maria”.

Tale titolo, già presente della devozione popolare a partire dal III secolo, è stato ufficializzato con il terzo concilio ecumenico, cioè il Concilio di Efeso (Asia Minore) che si tenne nel 431, sotto il regno dell’imperatore d’Oriente Teodosio II (408-450): «Madre di Dio […] non certo perché la natura del Verbo o la sua divinità avesse avuto origine dalla santa Vergine, ma, poiché nacque da lei il santo corpo dotato di anima razionale a cui il Verbo è unito sostanzialmente, si dice che il Verbo è nato secondo la carne».

Cristo è Dio ed è realmente nato come uomo da Maria: «Egli si è fatto veramente uomo rimanendo veramente Dio» (num. 464 del Catechismo della Chiesa Cattolica e Concilio di Calcedonia del 451).

Il Concilio di Efeso quindi afferma solennemente l’unità delle due nature, quella divina e quella umana, nella persona del Figlio di Dio e quindi la legittimità dell’attribuzione alla Vergine del titolo di Madre di Dio.

E’ per questo che ogni icona di Maria è anche un’immagine di Cristo, in quanto viene sempre raffigurata con il Bambino, con Gesù adulto o immersa nella luce divina.

Quando dalla croce Gesù affida Maria a Giovanni, affida anche ogni suo discepolo all’amore di sua Madre, per cui siamo tutti suoi figli. «Al momento supremo del compimento della missione messianica, Gesù lascia a ciascuno dei suoi discepoli, come eredità preziosa, la sua stessa Madre, la Vergine Maria» (Benedetto XVI).