Il colombre, la goccia e la perla

di Ileana

Il colombre è un racconto, pubblicato nel 1961 nella raccolta “La boutique del mistero”. L’autore, Dino Buzzati, lavorava come giornalista e poi come redattore e inviato, al Corriere della Sera. Ne Il colombre Buzzati racconta che Stefano Roi, figlio di un capitano di mare e padrone di un bel veliero, aveva chiesto al padre di poter viaggiare con lui, perché sentiva di voler passare la vita sul mare. Ma una volta a bordo Stefano, pieno di entusiasmo, osservando la scia dell’imbarcazione, vede un punto scuro che compare a intermittenza. Il padre, spaventato, riporta subito a riva Stefano e lo scongiura di non andare più per mare, perché capisce che quel punto scuro è il colombre, un grosso squalo temuto dai marinai perché insegue per tutti i mari chi lo avvista finché non riesce ad assalire la vittima designata. Così Stefano si impegna sulla terraferma nello studio e nel lavoro, ma non riesce a passare un solo istante senza dimenticare il colombre. Una segreta ossessione, sempre presente. Anche ne La goccia, un celebre preludio di Chopin, la melodia è accompagnata come sottofondo da una sola nota che si ripete, a volte appena percettibile, altre volte preponderante, ma sempre la stessa nota. Don Giussani chiama questa nota sete di felicità. 1La sete di felicità, il destino di felicità si può, per breve tempo, obliterare, dimenticare, ma ritorna come l’urgenza senza la quale l’uomo non può vivere.”Come dice anche Montale: “So che si può esistere non vivendo, con radici strappate da ogni vento2 È una presenza che affascina e attrae, a cui non si possono voltare le spalle, pena la tristezza del giovane ricco. Una presenza che può far paura ma che chiede la nostra decisione: “Dare un senso alla vita può condurre a follia, ma una vita senza senso è la tortura dell’inquietudine e del vano desiderio – è una barca che anela al mare eppure lo teme”.3 Stefano non resiste più: morto il padre, torna al mare, fa progressi, diventa ricco, acquista una nave, e il colombre lo segue ovunque. Decide dunque di affrontare quella presenza e va, solo, con una piccola barca, incontro al destino: cerca il colombre e se lo trova vicino. “Eccomi a te, finalmente!”, esclama Stefano alzando l’arpione per colpire. Ma il grosso squalo lo ferma con voce supplichevole: “Che lunga strada per trovarti. E tu fuggivi, fuggivi. E non hai mai capito niente … Non ti ho inseguito attraverso il mondo per divorarti …Dal re del mare avevo avuto soltanto l’incarico di consegnarti questo”. Il grosso pesce apre la bocca e con la lingua porge a Stefano una perla grandissima, la Perla del Mare che dona a chi la possiede fortuna, potenza, amore e pace dell’animo. Ormai vecchio, Stefano capisce di aver sbagliato tutto.

Il racconto finisce qui, Buzzati non lascia spazio alla possibilità della misericordia: la stessa misericordia di cui aveva fatto esperienza il buon ladrone, al quale Gesù aveva aperto il Suo regno. E noi crediamo che ciascuno possa e debba desiderare e accogliere il Suo perdono e la Sua promessa, decidendo, anche all’ultimo momento, per la Vita.