Lo Scautismo come metodo educativo

di Silvia

Magari non tutti sanno, che lo scorso novembre, proprio presso l’oratorio di Magnago, ha pernottato un gruppo di lupetti!

Per capire meglio cos’è lo scoutismo, abbiamo posto alcune domande ai rappresentanti dell’AGESCI 5 di Busto Arsizio, che in gergo scautistico, vengono chiamati “Capi”.

Perché siete diventati scout?

Il gruppo per rispondere si è fondamentalmente diviso in due; tra chi ha iniziato da bambino (accompagnato dai propri genitori) e chi ha deciso autonomamente di aderire al “movimento”.

Camilla ad esempio racconta che ha iniziato da lupetta a otto anni, per imitazione del fratello più grande. Ora lei ha ventinove anni ed è capo dei “Castorini” il gruppo dei bambini tra i cinque e gli otto anni.

Letizia anche lei Capo dei Castorini (bambini 5-8 anni), ha iniziato presto il suo percorso ed afferma che: “La parola chiave degli scout è ACCOGLIENZA”.

Carlotta invece è stata consigliata da un’amica, in un momento particolare della sua vita, ha iniziato a ventuno anni facendo un campo estivo. Ora lei è a capo dei lupetti (gruppo di bambini dagli 8 agli 11 anni, tra i quali c’è anche sua figlia).

Franco tiene a precisare che a qualunque età si decida di entrare, devi acquisire un SENTIMENTO di ESSERE SCOUT (non fare lo Scout) ed è una scelta che dovrebbe valere per sempre.

Cosa fanno gli scout?

La loro primissima risposta è stata questa:

Gli Scout fanno tutto con il gioco, ma niente per gioco”.

Per spiegarvi meglio, ci siamo fatti raccontare dell’avventura del pernottamento nel nostro oratorio.

Il gruppo dei lupetti si è ritrovato sabato pomeriggio e subito hanno letto insieme un brano del “Libro della giungla” di Kipling (da notare che loro si sono dati il nome “Khanhiwara” che è proprio un luogo del celebre libro).

Proprio sulla base di quanto letto, hanno organizzato dei giochi e nel tardo pomeriggio hanno costruito delle lanterne, che sarebbero servite a illuminare la loro serata.

Hanno cenato con il cibo portato da casa, interessante notare che sul dolce vige una regola: si può portare solo se ce n’è per tutti!

Hanno dormito nel proprio sacco a pelo, nella stanza messa loro a disposizione. La mattina hanno fatto colazione e poi hanno partecipato alla Santa Messa.

Per pranzo i “Capi Branco” (ovvero gli adulti di riferimento) hanno cucinato un pasto caldo (pastasciutta), che è stato servito nella “Gavetta di metallo” di ciascun bambino (per non creare rifiuti).

Nel primo pomeriggio i bambini hanno svolto attività legate alla catechesi dell’Avvento, in particolare sul tema dell’accoglienza. Don Alessandro Metre è l’assistente ecclesiastico del gruppo, che lo segue e lo aiuta proprio nel percorso di catechesi.

Infine verso le quattro si sono salutati.

Cosa significa per Voi educare?

Educare, dal latino educere, “trarre fuori”. “tirar fuori ciò che sta dentro” è il vero nostro obbiettivo, dice Stefano “Capo Clan” (ragazzi dai 17 ai 21 anni). Il progetto degli Scout parte dei tre anni e arriva ai 21 con la “Cerimonia della Partenza” perché in realtà quando concludi riparti!

Riccardo ci racconta che per lui la “Partenza” ha significato il momento in cui, ha capito che tutto ciò che aveva ricevuto, lo voleva trasmettere a sua volta, infatti ora è il capo gruppo del gruppo Busto 5.

Lo scopo finale è quello di aiutare ciascuno a capire cosa realmente vuole e dove vuole andare, ma sempre e comunque sopportati dal GRUPPO.

Perché proporreste a un bambino di diventare scout?

Perché è un’esperienza GLOBALE, che si interessa della persona nella sua totalità, fin da quando è piccola. Non ci sono OBIETTIVI standard da raggiungere, ma percorsi di crescita individuali perché ognuno è diverso. Il bambino viene inserito in una COMUNITA’ che ti accoglie e che ti sostiene, con queste persone crei RELAZIONI FORTI, perché condividi esperienze forti.

Lo scautismo come metodo educativo

Nato nel 1907 da un’idea del tenente generale inglese Robert Baden-Powell (chiamato affettuosamente «B. P.» dagli scout di tutto il mondo), questo metodo educativo è fondato sul volontariato e sull’«imparare facendo» attraverso attività all’aria aperta e in gruppi.

Lord Robert Baden Powell, nasce il 22 febbraio del 1857 a Londra e nella concretezza del suo linguaggio e delle sue intuizioni pedagogiche, aveva indicato in “quattro punti” i fondamenti del metodo scout: “formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo”, qualità semplici, ma necessarie per formare un uomo libero ed un buon cittadino.

Cos’è l’AGESCI

L’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani (AGESCI), che conta 182.000 soci, è un’associazione giovanile educativa che si propone di contribuire, nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione della persona secondo i principi ed il metodo dello scautismo, adattato ai ragazzi e alle ragazze nella realtà sociale italiana di oggi.

L’AGESCI, nata nel 1974 come iniziativa educativa liberamente promossa da credenti, dall’unificazione di due preesistenti associazioni, l’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani), maschile, e l’AGI (Associazione Guide Italiane) femminile, quest’anno celebra cinquant’anni di attività.

Grazie al metodo educativo scout, aiuta i giovani di tutta Italia a crescere, come buoni cittadini e cristiani, in una società che cambia evolve e affronta sfide complesse.   Essere una guida e uno scout vuol dire mettere a disposizione del prossimo con competenza, entusiasmo, accoglienza e disponibilità. Vuol dire essere pronti a servire sempre e ovunque in ogni circostanza, facendo del proprio meglio.