Don Tonino Bello dichiarato venerabile

di Simonetta

Il 25 novembre, incontrando il prefetto della Congregazione delle cause dei Santi (Card. Marcello Semeraro), Papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto che riconosce le virtù eroiche di monsignor Antonio Bello, instancabile promotore di giustizia sociale, sempre dalla parte dei poveri, degli immigrati, degli ultimi.

Questo primo passo verso il processo di beatificazione del Vescovo pugliese ha suscitato il desiderio di condividere, in questo tempo di Avvento, i suoi “auguri scomodi”.

Le parole di don Tonino sono certamente da interpretare come una provocazione. Sono esortazioni capaci di suscitare una profonda riflessione sulle disuguaglianze sociali, la povertà, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, il profitto senza limiti che sta massacrando il mondo in cui viviamo.

 “Carissiminon obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo. Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario. Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.

Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!

Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio. Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio. […] Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro. […] I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi. […] I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio. E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza”.