Abbi cura di me, il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro
«I giovani sono le vittime più fragili di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca…Sono il presente, ma protagonisti dell’avvenire. Non è mai sprecato il tempo che si dedica ad essi, per tessere insieme, con amicizia, entusiasmo, pazienza, relazioni che superino le culture dell’indifferenza e dell’apparenza. Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità, c’è bisogno di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri. Così facendo la Caritas stessa rimarrà giovane e creativa, manterrà uno sguardo semplice e diretto, che si rivolge senza paura verso l’Alto e verso l’altro». Papa Francesco.
Giovani e Carità. Un binomio particolare per la società attuale in cui i giovani sembrano sempre meno impegnati nella condivisione e nell’amore caritativo verso il prossimo e verso i poveri. Vivere in modo attivo e concreto la fede. Riuscire, attraverso l’altro, a scoprire il volto della misericordia di Dio e capire che ogni persona ha una propria dignità. Uscire da quella “zona di comfort” dove si resta comodi: sono quelli che il Papa chiama i “giovani del divano”. L’esperienza della carità, della misericordia, la vicinanza a chi ha bisogno, ma anche la capacità di ascoltare, possono aiutare a dare un senso alla propria fede.
Angela, 17 anni, è diventata volontaria in Caritas a seguito della cresima. Per ora si occupa della sistemazione del magazzino dei viveri a lunga conservazione, dove le famiglie in difficoltà del territorio si recano per chiedere un aiuto. «La carità mi gratifica e mi insegna molto. A contatto con il mondo degli ultimi, mi sono resa conto che la solidarietà non può e non deve fermarsi soprattutto in questo momento in cui tante persone fanno i conti con difficoltà economiche. Nella relazione diretta imparo a camminare con loro».
Piera si è avvicinata al servizio in Caritas con la crisi del Coronavirus. «Ci siamo presi carico con alcuni giovani di svolgere il servizio della spesa alimentare, che abbiamo portato alle famiglie più bisognose. Esperienza molto importante e positiva. Ho vissuto incontri con situazioni fragili, diverse tra loro, ma sempre autentiche. C’è l’idea che la Caritas sia una “cosa da vecchi”. È, invece, una realtà che permette di mettersi in gioco con una profondità che altre non hanno. Credo che i giovani, anche grazie alla guida dei loro educatori, possano bussare alla porta delle Caritas per sperimentarsi».
Sara 25 anni, studia per diventare ostetrica. «Da quasi sei anni offro il mio tempo nel Centro di ascolto Caritas del paese. Incontro molte famiglie in difficoltà, con cui ho ormai instaurato un rapporto profondo. Tra i vantaggi di operare come Caritas c’è quello di riuscire a formare una vasta rete all’interno del Comune e avere più risorse a disposizione. Consiglierei ai giovani di vivere un’esperienza così: a volte è impegnativo coordinare tutto, ma lo sforzo viene ripagato».
Dobbiamo imparare, come spesso ripete papa Francesco, che nessuno si salva da solo, che l’uomo è una relazione, che non si può vivere per sé stessi, che la cosa più bella è prenderci cura gli uni degli altri.