Con un piede in Paradiso

La sofferenza non è fine a sé stessa

Un piccolo libro, appena 83 pagine per raccontare un’esperienza drammatica e le vicende e le riflessioni che da questa sono nate. Un libro da leggere e rileggere, non un romanzo e neppure un trattato filosofico, ma l’incontro con un uomo disarmato, dentro una lotta che coinvolge tutti.

L’autore è don Luca Montini, sacerdote della Fraternità sacerdotale San Carlo Borromeo. Nato nel 1988 a Lumezzane, nel bresciano, primo di cinque figli, amante dello sport, passa le estati a lavorare per aiutare i genitori. Si laurea in Filosofia ed entra in seminario. Viene ordinato sacerdote nel 2018. Dopo un anno di missione in Cile viene mandato in Kenya, incaricato di rimettere in sesto un piccolo ospedale a 30km da Nairobi, il Saint Joseph Hospital. Proprio mentre si dirige a Nairobi in moto, un pick-up gli taglia la strada: è a terra, è cosciente ma il piede destro penzola dalla gamba. Passeranno mesi di interventi chirurgici, di giorni e giorni steso in un letto, fino all’amputazione della gamba, fino al ginocchio.

Nel capitoletto Dialogo con il dolore, ricorda la lotta di Giacobbe con un uomo di cui non riuscirà a sapere il nome, ma che da lui riceverà la benedizione e un altro nome: Israele, “perché hai combattuto con gli uomini e con Dio e hai vinto”. Don Luca scrive: “Il dolore è una guerra. Si lotta contro qualcosa di invisibile…, estraneo, anche se proviene dalle fibre della propria carne. Il dolore non lascia spazio ad altro, … tutto il nostro essere è proiettato verso di esso”. Ma “a poco a poco la lotta è divenuta dialogo con Dio”, come Giacobbe, a cui Dio sembra dire: “Non ti fidi di me? Non mi conosci?”

In un altro punto don Luca scrive: “Gesù non ha sofferto senza motivo: ha offerto la sua vita per salvarci. La via della croce è via alla resurrezione. …Croce significa dolore, resurrezione significa gioia.” Pur trovando sollievo nella preghiera, complici gli antidolorifici, don Luca non riesce più a pregare. Confida a un amico sacerdote la sua situazione e si sente rispondere che da quel giorno avrebbe pregato di più, al suo posto…. L’amicizia è la carezza di Dio”.

Nella lunga degenza in ospedale scopre che “quando offerto, il dolore cambia d’aspetto”. Diceva Giovanni Paolo II: “Vivere per il Signore significa anche riconoscere che la sofferenza, pur restando in se stessa un male e una prova, può sempre diventare sorgente di bene.” E don Luca conferma: “Il senso della vita non è soffrire il meno possibile, ma lasciarci abbracciare da Colui che ci ha amati di un amore eterno e, in questo abbraccio, diventare una cosa sola con Lui”.