«Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi» (1Gv 1,3)
Solo il Vangelo di Giovanni (Gv 20,19-29) racconta di questo episodio. La prima volta che Gesù appare ai Discepoli, riuniti nel Cenacolo, Tommaso non c’era e disse poi che avrebbe creduto che era risuscitato veramente colui che era stato trafitto sulla croce solo se avesse visto e toccato le ferite sul corpo di Gesù.
Otto giorno dopo Gesù si manifesta di nuovo e si rivolge a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Tommaso risponde: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù dice: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
Una delle più antiche rappresentazioni di questo evento si trova sul sarcofago di San Celso a Milano (IV-V sec.).
La foto riporta invece un’altra immagine antica dell’Incredulità di San Tommaso: è un mosaico della chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna (VI sec.). Cristo è vestito di porpora, alza il braccio verso il cielo per mostrare il costato a Tommaso e agli altri apostoli che esprimono entusiasmo e stupore. Tommaso si inchina umilmente verso Gesù avendolo riconosciuto come Signore e Dio. La porta indica che Gesù era apparso a porte chiuse, ma anche che lui è la porta: «se uno entra attraverso si me, sarà salvato» (Gv 10,9).
Gesù permette che Tommaso possa vedere e toccare i segni della Passione: Cristo è quindi tangibile e corporeo, è carne e spirito anche dopo la sua morte. Ciò giustifica la possibilità di rappresentare in immagine Cristo risorto perché Dio è stato visto nella carne ed è vissuto tra gli uomini e l’iconografo dipinge ciò che è visibile in Dio (San Giovanni Damasceno).
«A causa dell’incarnazione, la materia appare come divinizzata, è vista come abitazione di Dio. Si tratta di una nuova visione del mondo e delle realtà materiali. Dio si è fatto carne e la carne è diventata realmente abitazione di Dio, la cui gloria rifulge nel volto umano di Cristo» (Benedetto XIV, 6/05/2009).
«Al contatto salvifico con le piaghe del Risorto, Tommaso manifesta le proprie ferite, le proprie piaghe, le proprie lacerazioni, la propria umiliazione; nel segno dei chiodi trova la prova decisiva che era amato, che era atteso, che era capito. Si trova di fronte un Messia pieno di dolcezza, di misericordia, di tenerezza. Era quello il Signore che cercava, lui, nelle profondità segrete del proprio essere, perché aveva sempre saputo che era così. E quanti di noi cerchiamo nel profondo del cuore di incontrare Gesù, così come è: dolce, misericordioso, tenero! Perché noi sappiamo, nel profondo, che Lui è così.» (Francesco, 12/04/2015).