Il Signore ha posto il suo trono nei cieli (Sal 102, 19)

Una delle immagini più diffuse già nei primi secoli è il Cristo Pantocratore, dal greco panto cioè tutto e kratéin cioè dominare, quindi sovrano di tutte le cose, onnipotente. Si può tradurre anche con «che contiene tutte le cose» o «che sostiene tutte le cose».

André Grabar (1896 – 1990, studioso dell’arte e dell’archeologia del mondo paleocristiano e bizantino) ritiene che «gli artisti incaricati di rappresentare soggetti cristiani si sono lasciati ispirare dai modelli che forniva loro l’arte imperiale. Fu soprattutto il caso degli artisti dei primi secoli dell’impero cristiano che, favoriti dalle vedute di certi teologi e tenendo conto della universalità dei temi simbolici, utilizzarono sovente immagini familiari dell’arte imperiale per ideare, sul loro modello, una serie di composizioni simboliche di Cristo, re dell’universo vincitore della morte» (dal libro L’empereur dans l’art byzantine) ed è quindi per questo quindi che Gesù veste abiti preziosi.

L’immagine d’esempio è un dipinto a tempera e oro su tavola, del XII secolo e si trova nel Monastero di Santa Caterina del Sinai.

Gesù indossa una tunica, detta chitone, e un manto, detto imation. Possono essere di vari colori, molto spesso il manto è blu e la tunica rossa con i clavi arancioni coperti dalla crisografia (criso = oro), o assist. I clavi sono strisce di stoffa cucite sulla tunica che indicavano l’appartenenza all’ordine senatorio, categoria sociale privilegiata dell’antica Roma.

Le icone devono avere sempre le iscrizioni che indicano chi vi è rappresentato: per Gesù solitamente ci sono le lettere greche IC XC, abbreviazione di Iesus Christos (ΙΗΣΟΥΣ ΧΡΙΣΤΟΣ), cioè Gesù Cristo.

Gesù Pantocratore è sempre benedicente e nell’altra mano regge solitamente il Libro o il cartiglio che possono essere chiusi oppure aperti: quando sono aperti riportano un brano pronunciato dal Signore. In questa icona sul Libro c’è scritto Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita (Gv 8, 12).

Per il nimbo/aureola si veda l’articolo «Dio disse a Mosè: “Io sono colui che sono! (Es 3,14a)» di febbraio 2022; per il volto l’articolo «Il tuo volto, Signore, io cerco (Sal 27, 8)» di gennaio 2022.

È frequente trovare il Pantocratore sulle cupole e sulle absidi così, mentre volgiamo gli occhi verso l’alto, ci lasciamo avvolgere dal suo sguardo d’amore misericordioso.

Ave, Re nostro, che solo avesti pietà dei nostri errori:
obbediente al volere del Padre,
ti lasciasti condurre sulla croce
come agnello mansueto destinato al sacrificio.
A te sia gloria, osanna, trionfo e vittoria,
a te la più splendente corona di lode e di onore.
(Antifona dopo il Vangelo della Messa della solennità Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo)