Le sofferenze e la gloria del giusto

Sulla copertina del numero scorso de La Vela c’era la foto di una croce dipinta, conservata nel Wallraf-Richartz Museum di Colonia. È un lato della croce astile (cioè sorretta da una lunga asta quando veniva usata nelle processioni) attribuita al Maestro delle croci blu, artista italiano d’origine umbra o emiliana attivo ad Assisi negli anni 1267-75 circa. Si ipotizza che sia stato un assistente di Giunta Pisano. Le sue opere sono principalmente crocifissi da processione dallo sfondo blu ed è per questo che viene chiamato così.

Essendo una croce processionale è dipinta su entrambi i lati: su tutti e due c’è il Cristo dolente e si differenziano perché su uno dei due mancano le decorazioni sui terminali e la cimasa (le parti che si allargano alla fine dei bracci della croce) e per il colore violaceo del perizonium (il drappo di stoffa che cinge i fianchi di Gesù).

Una copia di questa croce è stata posta nella cappella dell’Oratorio di Magnago (foto di questo articolo).
In alto c’è il cristogramma IHC XPC (iota-eta-sigma + chi-rho-sigma) cioè Iēsous Christos: Gesù Cristo.
Dal costato, dai fori delle mani e dei piedi esce del sangue: quello dei piedi cade sulla collina ove è avvenuta la Crocifissione, cioè il Monte Calvario o Gòlgota, cioè Luogo del Cranio. Secondo Origene (III sec.) era il luogo della sepoltura di Adamo: Gesù è il “nuovo Adamo” «Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita» (1Cor 15, 21-22).

Il corpo è piegato perché le gambe non ne reggono più il peso, la testa è reclinata e abbandonata sul braccio: nel volto di Gesù vediamo i volti delle nostre sorelle e dei nostri fratelli sofferenti, nella guerra, sotto le macerie, restituiti senza vita dal mare.

Dal Salmo 22:
Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido!
Io sono un verme e non un uomo,
rifiuto degli uomini, disprezzato dalla gente.
Si fanno beffe di me quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo.
Non stare lontano da me,
perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti.
Essi stanno a guardare e mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sulla mia tunica gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, vieni presto in mio aiuto.
Tu mi hai risposto!
Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all’assemblea.
Lodate il Signore, voi suoi fedeli,
perché egli non ha disprezzato
né disdegnato l’afflizione del povero,
il proprio volto non gli ha nascosto
ma ha ascoltato il suo grido di aiuto.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Guardiamo il volto di Gesù con speranza perché ci parla dell’amore di Dio.