La Notte Santa

di Antonio

Il Presepe secondo Guido Gozzano

Chi come me ha frequentato le scuole elementari nella seconda metà degli anni ’50, si ricorderà di una poesia che sicuramente non era nel programma scolastico, ma le maestre la facevano imparare nell’imminenza delle festività natalizie. Erano tempi in cui l’esercizio della memoria era tra gli esercizi che la scuola ci proponeva.

La poesia oggi non si usa più come tema natalizio, e ho pensato di riproporla come ricordo a chi ha i capelli bianchi e come “novità” per i più giovani che non la conoscono.

La Notte Santa fu scritta nel 1914 da Guido Gozzano. Il significato umano della Natività è ottimamente descritto in questa poesia, poichè Gozzano amava la vicenda della nascita di Gesù e amava viverla attraverso l’usanza del presepe. Racconta ai bambini la storia nascosta dietro il presepe: il faticoso percorso compiuto da Giuseppe e Maria e i momenti, anche drammatici, che precedettero la nascita di Gesù Bambino; l’impossibilità di trovare un posto dove riposare, quante porte chiuse in faccia ai due forestieri! È la più bella, e la più conosciuta, poesia di Natale della nostra letteratura.

La Notte Santa

dal Corriere dei Piccoli, Natale 1961
dal Corriere dei Piccoli, Natale 1961

– Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
– Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
– Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.

Il campanile scocca
lentamente le sette.

– Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
– Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto. Il campanile scocca
lentamente le otto.

– O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
– S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dotti, qui giunti d’ogni dove.

Il campanile scocca
lentamente le nove.

– Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
– Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…

Il campanile scocca
lentamente le dieci.

– Oste di Cesarea… – Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.

Il campanile scocca
le undici lentamente.

La neve! – ecco una stalla! – Avrà posto per due?
– Che freddo! – Siamo a sosta – Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…

Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu sì buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!

Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni s’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d’un astro divino
La notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.

È nato!
Alleluja! Alleluja!

Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – Torino, 9 agosto 1916) è stato un poeta e scrittore italiano vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Era un poeta solitario, un’anima sofferente nello spirito e nel corpo. Era infatti malato di tisi, fatto che lo portava a desiderare di vivere in modo diverso da quello che gli era toccato in sorte.  Di famiglia agiata, compì studi di giurisprudenza, angustiato dalla tisi che lo afflisse già dai vent’anni. Nel 1900 il padre Fausto muore e un anno dopo, in occasione della ricorrenza, Gozzano scrive la sua prima poesia, dedicata alla madre: “Primavere romantiche”. Nel 1906 scrisse i componimenti “La via del rifugio”, opera che fu poi pubblicata nell’aprile del 1907. È una raccolta di trenta poesie, ottenendo un buon successo dalla critica. Collabora anche con riviste e giornali, come “La Stampa”, “Nuova Antologia”, “Riviera Ligure”, senza dimenticare il “Corriere dei Piccoli”, su cui nel 1914 pubblica alcune fiabe per bambini. Ad aprile del 1907 gli viene scoperta una lesione polmonare. La malattia lo costringerà a viaggiare nella speranza di ottenere, in climi marini e più miti un miglioramento del suo stato di salute. La malattia però non gli dette tregua; nel 1912 compì un lungo viaggio in India nel tentativo vano di trovare un clima più adatto alle sue malferme condizioni. Nel 1914 raccolse nel volume “I tre talismani” sei fiabe scritte per il Corriere dei Piccoli. Nel 1916, anno della sua morte, lavorò alla sceneggiatura di un film, che non vide mai la luce, su Francesco D’Assisi. 

Gozzano morì a Torino all’età di 32 anni a causa della tubercolosi. Inizialmente venne sepolto nel cimitero di Agliè (TO); il 6 settembre 1951 la salma venne traslata ed inumata nell’adiacente chiesa di San Gaudenzio.