Le nostre origini

di Antonio
1580 circa. La parrocchia di Magnago con le chiese di Bienate, Vanzaghello, S.Antonino, Tornavento, Tinella. In alto indicata dalla mano la Capopieve Dairago.

Le parrocchie di Magnago e Bienate sono in cammino verso la Comunità Pastorale.

Questa unità avviene dopo 500 anni dalla divisione della Parrocchia di Bienate  da quella di Magnago, per opera del Cardinale Ippolito II D’Este, Arcivescovo di Milano.

Nel XV secolo sotto la rettoria della chiesa di San Michele di Magnago erano sottoposte le chiese di Bienate, Vanzaghello, Sant’Antonino, Tornavento e Tinella, che costituivano un’unica parrocchia con paesi “disposti lungo un’unica direttrice est-ovest per la lunghezza totale di circa 10 chilometri” (Lonate Pozzolo, storia arte società. Nicolini ed. 1985). Queste chiese appartenevano alla Pieve di Dairago. La pieve fu una circoscrizione territoriale religiosa e civile facente capo ad una chiesa con battistero, detta chiesa pievana (o plebana), ad essa erano riservate le funzioni liturgiche più importanti per la comunità e da essa dipendevano le chiese e le cappelle prive di battistero.

Il Battesimo era amministrato solamente nelle chiese matrici, com’era San Michele di Magnago. Era naturale la figura del prete itinerante che fa la spola tra la chiesa matrice e le altre cappelle o chiese minori dei villaggi per amministrare i vari sacramenti. La figura di un Rettore (Rector), ovvero di un sacerdote residente in loco, andava ancora creata.

L’antica organizzazione plebana scomparirà con San Carlo Borromeo, il quale riorganizzerà la presenza religiosa sul territorio e farà della chiesa plebana soltanto un centro strettamente ecclesiastico. Già nel 1569 aveva stabilito che ogni chiesa parrocchiale avesse, accanto alla chiesa, un’abitazione per i sacerdoti. In seguito ogni parrocchia ebbe poi il suo battistero.

Nel 1491 la chiesa di Sant’Antonino si separa dalla parrocchia di Magnago, la chiesa di Vanzaghello si separa nel 1518, e la chiesa di Bienate nel1529.

Nel 1972, nella diocesi di Milano fu abolito l’antico ordinamento pievano per formare i nuovi Decanati. Nel Codice di Diritto Canonico, ai vescovi è stata data l’autorità di riunire le parrocchie in gruppi geografici più piccoli. Questi gruppi di parrocchie all’interno di una diocesi sono stati posti sotto la cura di un “decano” e chiamati “decanati”. Le chiese di San Michele Arcangelo e San Bartolomeo attualmente fanno parte del Decanato di Castano Primo.

Oggi siamo giunti alla “riunificazione” delle due parrocchie sotto un’unica Comunità Pastorale, con un parroco, don Marco Basilico e un vicario don Alessandro Bonura.

Nella Chiesa cattolica si chiama Comunità Pastorale un insieme di parrocchie vicine tra loro e affini per quanto riguarda il territorio e le condizioni di vita degli abitanti.

Questo tipo di organizzazione pastorale si è reso necessario per cercare di far fronte ad alcuni problemi: unire le forze per coordinare meglio alcuni settori della vita pastorale, come ad esempio le attività parrocchiali, le formazioni dei catechisti, la preparazione ai Sacramenti. Il costante calo del numero dei preti rende necessario abbandonare la formula tradizionale per cui in ogni parrocchia era presente un parroco residente; in molte Comunità Pastorali i sacerdoti fanno vita comune in un’unica canonica, per poi andare a servire quotidianamente nelle diverse parrocchie situate nel territorio della Comunità Pastorale. D’altronde guardando alla storia, già anticamente più chiese erano affidate alla cura di un solo sacerdote.