Facciamo un po’ di chiarezza: “missioni e missionari”

di Lucio e Lorenza

Facciamo un po’ di chiarezza sulle missioni e sui missionari:

I Missionari devono essere solo sacerdoti, ordinati o consacrati?
No, Con il decreto “Ad Gentes” del Concilio Vaticano II, la Chiesa cattolica ha riconosciuto l’impegno missionario quale dovere di ogni battezzato.
L’impegno missionario o missionarietà, non va, però, confuso con l’apostolato(apostolo=Inviato). La “Lumen Gentium” del Concilio Vaticano II, ha ampiamente riconosciuto la possibilità di tutti i battezzati di annunciare la Parola di Dio, pur nella diversità di ruoli.

Cosa sono le comunità missionarie?
Per comunità missionarie si intendono quelle comunità cristiane nate in seno alla Chiesa cattolica per condividere in maniera trasversale tra tutto il popolo di Dio, ordinati, consacrati, laici, l’impegno missionario della Chiesa. Per secoli, l’annuncio della Parola era stato prerogativa dei ministri ordinati e si esplicava, principalmente, con l’omelia o predica, cioè con la predicazione durante la Messa domenicale o in occasioni di itinerari di predicazione nelle piazze e nelle strade.
Oggi la Chiesa considera l’apostolato come sinonimo di testimonianza; inoltre, il livello culturale dei fedeli laici si è innalzato. Questo ha fatto sì che a molti laici è stata riconosciuta la possibilità di fare catechesi ai bambini, ai giovani e agli adulti, pensiamo ad esempio, alle catechiste della nostra comunità pastorale.
La missionarietà, invece, consiste in un andare, uno spostarsi verso, un abbandonare la propria terra per annunciare Cristo ai lontani. Da sempre la Chiesa, basti pensare ai Santi Cirillo e Metodio, ha inviato uomini in terre non cristiane, ma solo dalla fine del XIX secolo in poi sono nate vere e proprie “comunità missionarie”.
Tali comunità, a differenza degli ordini religiosi dediti alla predicazione e all’apostolato, come ad esempio i Domenicani, sono composti da uomini e donne, laici, consacrati e sacerdoti, e si dedicano non solo all’annuncio del Vangelo, ma anche al progresso umano e materiale dei popoli che incontrano.
Molti ordini religiosi mendicanti, come i Francescani, hanno dato vita a congregazioni o rami che si dedicano espressamente all’annuncio missionario. Non solo, la Chiesa cattolica italiana ha istituito il PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), che ha fatto proprio l’impegno missionario senza caratterizzarsi per una specifica spiritualità.
La missionarietà comporta però l’incontro con chi non è necessariamente religioso o cattolico. I nostri sacerdoti hanno sottolineato proprio in questi giorni, che su un miliardo e trecento milioni di Cristiani nel mondo, circa 300 milioni (uno su 4), vive il cristianesimo in modo clandestino e sotto la minaccia di repressioni che vanno da sanzioni, ad arresti, fino alla uccisione dei fedeli. L’agenzia “Fides”, agenzia stampa del Vaticano parte della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, pubblica ogni anno un elenco degli operatori pastorali rimasti uccisi, includendo sacerdoti, religiosi, seminaristi e volontari laici. Abbiamo pubblicato nell’ultimo numero de “La Vela” di aprile, l’elenco dei martiri uccisi nel 2023. Questi
martiri incarnano nel modo più completo e totale, la loro dedizione missionaria.
Fortunatamente non è sempre così. Esistono ad oggi 49 “comunità missionarie maschili” e 15 “comunità missionarie femminili” che operano in tutto il mondo.

Qualche cenno su San Cirillo e Metodio, di cui abbiamo parlato poco fa.

L’anagrafe li separa di soli due anni. Il maggiore è Metodio (che in realtà si chiamava Michele) e nasce nell’825 a Tessalonica, dove nell’827 viene alla luce Cirillo (al secolo Costantino). La storia li vede inizialmente divisi. Il primo si distingue presto come un abile amministratore e guadagna la carica di arconte di una provincia dell’Impero bizantino. Il secondo riceve un’istruzione raffinata a Costantinopoli – grammatica, retorica, astronomia e musica – che dovrebbe fare di lui un alto dignitario imperiale. Ma quando ciò avviene, Cirillo è di un’idea diversa e rifiuta.

Intorno ai 35 anni, l’imperatore Michele III pensa a Cirillo quando i Chazari del Mar d’Azov chiedono l’invio di un letterato che sappia discutere con Giudei e saraceni. È qui che i due fratelli si riuniscono, iniziando la prima di numerose missioni insieme. Due anni dopo, nell’863, è la volta della Grande Moldavia. Lo scopo della missione è quello di contrastare l’influenza germanica con due missionari che sapessero lo slavo. Ma Cirillo e Metodio vanno oltre. Probabilmente resisi conto della difficoltà di comunicare le Scritture nelle lingue ufficiali, il latino e il greco, i due fratelli (si tramanda dopo digiuni e preghiere) inventano un nuovo alfabeto, il “glagolitico”, universalmente conosciuto come “cirillico”: 40 caratteri derivati in massima parte dal corsivo greco medioevale.

La loro opera è così straordinaria, che il Papa, chiamatili a Roma, riceve Cirillo e Metodio andando loro incontro in processione. Le grandi fatiche cui si sottopongono, minano la salute del più giovane. Il 14 febbraio 869 Cirillo, divenuto monaco, muore dopo una malattia. Metodio viene consacrato vescovo e continua la missione di sempre, superando ostilità e incomprensioni, e istruendo discepoli nella traduzione dei testi sacri. Si spegne nell’885 e viene sepolto nella cattedrale di Velehrad (oggi Repubblica Ceca). Il 31 dicembre 1980, con la lettera apostolica Egregiae virtutis, Giovanni Paolo II li proclamò Patroni d’Europa.