I Missionari uccisi nell’anno 2023

di Lucio e Lorenza

L’Agenzia Fides rileva che nel 2023 sono stati uccisi nel mondo 20 missionari: 1 Vescovo, 8 sacerdoti, 2 religiosi non sacerdoti, 1 seminarista, 1 novizio e 7 tra laici e laiche. Qui il link per approfondimento: DOSS M.U. 2023 ITA (missioitalia.it)

Nel 1992, la Chiesa italiana istituì la Giornata dei Missionari Martiri per ricordare tutti coloro che, ogni anno, perdono la vita mentre si dedicano senza riserve al servizio al prossimo. La data del 24 marzo fu scelta per sottolineare la fedeltà al Vangelo sacrificando la propria esistenza nell’annuncio della Buona Novella, in condizioni spesso ostili e ingiuste, proprio come Romero.

Oscar Romero nasce a Ciudad Barrios di El Salvador il 15 marzo 1917 da una famiglia modesta. All’età di 20 anni fa il suo ingresso all’Università Gregoriana a Roma dove si laureerà in teologia nel 1943, un anno dopo essere stato ordinato Sacerdote. Rientrato in patria si dedicherà con passione all’attività pastorale come parroco. Diviene presto direttore della rivista ecclesiale “Chaparrastique” e, subito dopo, direttore del seminario interdiocesano di San Salvador. In seguito avrà incarichi importanti come segretario della Conferenza Episcopale dell’America Centrale e di Panama. Il 24 maggio 1967 è nominato Vescovo di Tombee e solo tre anni dopo Vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di San Salvador. Nel febbraio del ’77 è Vescovo dell’arcidiocesi, proprio quando nel paese infierisce la repressione sociale e politica.

È il periodo in cui il generale Carlos H. Romero è proclamato vincitore delle elezioni presidenziali grazie a brogli elettorali. La nomina del nuovo Vescovo non desta preoccupazione: monsignor Romero, si sa, è “un uomo di studi”, non impegnato socialmente e politicamente: è un conservatore.

Mons. Romero inizia il suo lavoro con passione. Passa poco tempo che le notizie della sua inaspettata attività in favore della giustizia sociale giungono lontano e presto arrivano i primi riconoscimenti ufficiali dall’estero.

La grande Fede di pastore non può ignorare i fatti tragici e sanguinosi che interessano la gente. Disse, infatti, Romero: “Nella ricerca della salvezza dobbiamo evitare il dualismo che separa i poteri temporali dalla santificazione” e ancora: “essendo nel mondo e perciò per il mondo (una cosa sola con la storia del mondo), la Chiesa svela il lato oscuro del mondo, il suo abisso di male, ciò che fa fallire gli esseri umani, che li degrada e li disumanizza”.

Romero apre un’inchiesta sul delitto del gesuita Rutilio Grande e ordina la chiusura di scuole e collegi per tre giorni consecutivi. Nei suoi discorsi mette sotto accusa il potere politico e giuridico di El Salvador. Istituisce una commissione permanente in difesa dei diritti umani. Romero non invitò mai nessuno alla lotta armata, ma, piuttosto, alla riflessione, alla presa di coscienza dei propri diritti e all’azione mediata, mai gonfia d’odio. Purtroppo, il regime sfidato aveva alzato il tiro: dal 1977 al 1980 si alternano i regimi, ma non cessano i massacri. Il 24 marzo 1980 Oscar Romero, proprio nel momento in cui sta elevando il Calice nell’Eucarestia viene assassinato. Le sue ultime parole sono ancora per la giustizia:
“In questo calice il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo ed il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”.

Da quel giorno la gente lo chiama, lo prega, lo invoca come San Romero d’America. Sì, la profezia di Romero, il “vescovo fatto popolo” si è realizzata: “Se mi uccideranno – aveva detto – risorgerò nel popolo salvadoregno”.