Bene e Male: Uno sguardo diverso dal nostro

Viviamo in un tempo dove il bene non fa notizia dando l’impressione che il male tenda a sovrastarlo. Per rendercene conto basta leggere la maggior parte dei quotidiani o ascoltare i telegiornali. Spesso ci sentiamo impotenti ed assorbendo le notizie che ci vengono catapultate addosso viviamo in uno stato di rassegnazione che ci immobilizza e tutto, perfino la guerra, rientra nella normalità. Vivere il Vangelo non ci permette di cedere a questa logica ma ci spinge a muoverci, a metterci in gioco nelle relazioni della vita quotidiana, per svolgere un compito al quale non possiamo rinunciare…

Di fronte al “mistero dell’iniquità” che da sempre attraversa la storia umana, affiorano spontanee dal nostro cuore alcune domande: «Perché? Da dove viene…?». Il Vangelo dice cosi: «Un nemico ha fatto questo». Il male non viene da Dio. Come ci dobbiamo comportare nei suoi confronti? Gesù, che detesta il male ma ama il peccatore, invita alla pazienza: «Lasciate che l’una e l’altro, zizzania e grano, crescano insieme». Con una sola immagine, Gesù prevedeva e accettava quello che scandalizza gli uomini di tutti i tempi: che il male resti mescolato al bene, e i buoni ai cattivi. Distinguere tra “buoni” e “cattivi” è un’operazione ipocrita fin quando non ci rendiamo conto che nessuno di noi può collocarsi definitivamente da una parte o dall’ altra. È nel terreno del nostro cuore che è accaduta la semina del padrone buono e quella del nemico, ed è nella libertà del nostro cuore che si decide se la zizzania soffocherà il grano, o se il grano prenderà il sopravvento. Con questa parabola siamo stati avvertiti che la venuta del Regno di Dio sarà tutta una lunga pazienza. Noi dobbiamo conquistare lo sguardo di Dio: una spiga di buon grano conta più di tutta la zizzania del campo. Il bene conta più del male; la luce è sempre più forte del buio. Addirittura la spiga futura, il bene possibile domani, è più importante del peccato di ieri. Il male di una vita non revoca il bene compiuto, non lo annulla; è invece il bene che revoca il male. La nostra strategia è coprire il male di bene, soffocarlo di bontà. Ed è il bene, quel pezzetto di Dio in noi, che dice la verità di una persona. Nessun uomo, nessuna donna coincidono con il loro sbaglio o con la zizzania che hanno in cuore. Tu non sei le tue debolezze, ma le tue maturazioni. Tu non sei creato a immagine del nemico e della sua notte, ma a immagine del Creatore e del suo giorno. Allora il nostro compito, ciò a cui siamo chiamati, è portare a maturazione il buon seme, i talenti che Dio immette in noi con la fiducia del buon seminatore, facendo maturare dolcemente e tenacemente, come il grano che matura nel sole, coloro che Dio ci ha affidato. Tu pensa al buon grano, custodisci ogni germoglio, sii indulgente con tutte le creature, e anche con te stesso e tutto il tuo essere fiorirà nella luce. Diceva Antonio Sicari citando Bernanos: «Tanti vorrebbero una Chiesa pulita e gradevole come un albergo di lusso dove sono ospitate soltanto persone raffinate, ma se venissero accontentati scoprirebbero, con loro disappunto, che in una Chiesa così fatta essi per primi non potrebbero entrare.»

(da Macarioi della C.P. di Appiano Gentile)