La Fortezza: l’interiorità “che non si svende”

Papa Francesco, Omelia 24 aprile 2016, Giubileo dei Ragazzi e delle Ragazze:
“Non fidatevi di chi vi distrae dalla vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti all’ultima moda. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una “app” che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore”

La fortezza è raffigurata come una giovane donna che indossa un’armatura sopra la veste leggiadra e impugna lo scettro del comando. Nonostante gli attributi militareschi, la Virtù allude alla forza e alla perseveranza nel perseguire il bene. La fortezza è il dono che infonde decisione e coraggio, costanza e tenacia, perseveranza e coerenza. Ci dà la forza di testimoniare la fede, anche nella solidarietà ai più bisognosi. E’ la forza che modera il mondo delle passioni: ira, impeti, eccessivi e smisurati entusiasmi. E’ l’acceleratore che dà la spinta per affrontare le ansie e le paure, le cause principali che bloccano immobilizzano le persone nella tristezza, nell’angoscia e nella disperazione.

Da un discorso del Cardinal Gianfranco Ravasi.
Una delle invocazioni delle Litanie mariane è, come è noto, “Virgo potens”. Maria Madre di Gesù “è segno di fortezza : la bontà, la misericordia”. Non è durezza, forza bruta, audacia gagliardia, arroganza, volontà di potenza, sprezzo dei deboli e del pericolo. È, invece, fermezza interiore che ignora la pusillanimità, l’inerzia, l’incostanza, il comodo, conformismo, la falsa umiltà. Nella stessa Bibbia questo termine, a prima vista militare, si trasforma in simbolo divino, per cui il Signore è invocato come baluardo sicuro per le vittime e rupe fortificata ove trovare scampo, riparo e rifugio, ed è segno di salvezza e protezione contro il male (Salmi 18,3; 71,3). E’ l’essere coraggiosi nella prova, è sostenere i fragili, accogliere e tutelare i deboli.

San Tommaso d’Aquino aveva già esaltato questa virtù come forza d’animo davanti alle avversità della vita, come dominio delle passioni e capacità di imporsi nella conduzione della cosa pubblica, ossia della vita sociale e politica. Vedeva la fortezza come energia protesa a vincere la paura derivante dalla presenza “forte” del male (il «sopportare») e come coraggio di sfidare e combattere il male per sconfiggerlo (l’«opporsi»). La fortezza, allora, si colloca in equilibrio e sul crinale tra due versanti: da un lato, essa conosce il significato della paura ma la controlla, e d’altro lato, si riveste di audacia e di coraggio, ma li modera impedendone la degenerazione in pura e semplice violenza e aggressività. La fortezza è sia una virtù personale, da esercitare nelle proprie scelte, azioni e nella disposizione della libertà sia sociale, perché è un impegno serio e severo contro le strutture e le situazioni di ingiustizia, di disparità economica, di prevaricazione dei potenti.

SONO FORTE SE MODERO LA PAURA, L’ANSIA, L’IRA. SONO CAPACE DI ACCETTARE LA REALTÀ E HO LA PAZIENZA DI ASPETTARE.