L’umiltà di Maria

La Madonna dell’Umiltà

Le parole del Papa alla recita dell’Angelus nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria: “Questa sublime regina delle virtù, nacque in Nazareth e si perfezionò in Betlemme. È l’umiltà, il segreto di Maria. E chiediamoci: ”Come sto io, con l’umiltà?” Ammettiamolo: affermarci rallegra; essere riconosciuti e lodati realizza; innescare discussioni è l’espressione massima della libertà personale di rilasciare opinioni, eredità essenziale per la società della nostra presenza, del nostro passaggio terreno della nostra importanza, qui e ora. Il poeta Dante definisce la Vergine Maria «umile e alta più che creatura”. È bello pensare che la creatura più umile e alta della storia, la prima a conquistare i cieli con tutta sé stessa, in anima e corpo, trascorse la vita per lo più tra le mura domestiche, nell’ordinarietà, nell’umiltà. Le giornate della Piena di grazianon ebbero molto di eclatante. Si susseguirono spesso uguali, nel silenzio: all’esterno, nulla di straordinario. Ma lo sguardo di Dio è sempre rimasto su di lei, ammirato della sua umiltà, della sua disponibilità, della bellezza del suo cuore mai sfiorato dal peccato. Semplificando un po’ il discorso del Papa. “Che vita è senza ricerca di grandezza, senza ambizione?”, potremmo immaginare di domandare a Maria. La via della grandezza si ramifica in due strade: la prima più umana, è via degli abbagli; la seconda, con la componente divina, è via della luce. Entrambe brillano e attraggono l’occhio umano: l’una si percorre attraverso l’uso di doti, ricchezze e bravura, ma il risultato è solo autoreferenziale per innalzare unicamente se stessi, per compiacersi di sé stessi; anche per percorrere l’altra si usano i propri talenti, ma il risultato è “l’humus” che significa terra ed è paradossale perché si arriva comunque in alto ma, seguendo l’esempio di Maria, si resta bassi perché si conosce il valore dell’operare per servire, non per esaltarsi. Maria, a sé stessa non attribuisce altro che il titolo di “Serva”: è «la Serva del Signore». Non dice altro di sé, non ricerca altro per sé. Riconoscersi bisognosi è il segreto: mi svuoto un po’ di me per fare spazio a Dio. Maria è la «piena di grazia» proprio per la sua umiltà. Anche per noi l’umiltà è sempre il punto di partenza, l’inizio del nostro aver fede. È fondamentale essere poveri in spirito, cioè bisognosi di Dio. Chi è pieno di sé non dà spazio a Dio, ma chi si mantiene umile permette al Signore di compiere grandi cose. “L’umiltà è la base e la custode delle virtù“ dice San Bernardo. Tutte le virtù verrebbero meno senza l’umiltà. Gesù è tra noi col suo esempio , dice Matteo l’evangelista riportando queste parole di Gesù stesso: “imparate da me che sono mite e umile di cuore“. E’ un messaggio di speranza per ognuno di noi: le nostre giornate ripetitive, faticose e difficili, magari anche perché non riusciamo ad emergere, a farci notare, trovano viva e vera consolazione nel destino di ricevere da Dio grazie maggiori e nel riconoscersi piccoli per riconoscere l’intervento della grandezza della bontà di Dio.

Un cuore umile riconosce i favori speciali del Signore nel silenzio. “Ho perso il lavoro… la casa… la famiglia…”: è così che ci si sente un niente, un piccolo, un inferiore, un arrabbiato, anche col Cielo; non certo nei momenti di avvilimento si considera l’umiltà o la speranza. Pertanto quale fede sostiene in questi momenti? Sentirsi visti e benedetti da Dio, meritevoli del suo amore che considera il nostro niente e mai ci considera un niente; accettare la sua volontà; essere modesti e fermarci un po’, pensare al nostro dolore e ai dolori della Madonna che è innegabilmente Nostra Madre, come li ha portati bene, con forza, con pianto e cuore distrutto. Ci farà bene fermarci un po’ e dire alla Madonna: “Grazie per avere accettato di essere Madre di Gesù”; “Prega per tutta la gente che aiuta oggi, ma pensa anche al domani, per aiutarci, a tutti noi”.

Elogio all’umiltà di Bruno Ferrero
L’umiltà non fa rumore

Camminavo con mio padre, quando all’improvviso si arrestò ad una curva e dopo un breve silenzio mi domandò: “Oltre al canto dei passeri, senti qualcos’altro?”
Aguzzai le orecchie e dopo alcuni secondi gli risposi: “Il rumore di un carretto”.
“Giusto – mi disse –. È un carretto vuoto”.
Io gli domandai: “Come fai a sapere che si tratta di un carretto vuoto se non lo hai ancora visto?” Mi rispose: “È facile capire quando un carretto è vuoto, dal momento che quanto più è vuoto, tanto più fa rumore”. Divenni adulto e anche oggi quando vedo una persona che parla troppo, interrompe la conversazione degli altri, è invadente, si vanta delle doti che pensa di avere, è prepotente e pensa di poter fare a meno degli altri, ho l’impressione di ascoltare la voce di mio padre che dice: “Quanto più il carretto è vuoto, tanto più fa rumore”.