Madre Elvira e la Comunità Cenacolo

Rita Agnese Petrozzi è nata a Sora, nel Frusinate, il 2 gennaio 1937. Entrata in convento a 19 anni tra le suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, prende il nome di suor Elvira, ma nel luglio 1983 sente una seconda “chiamata”, attratta dal dolore di tanti giovani, vittime dell’eroina. Le offrono le chiavi di una villa diroccata a Saluzzo, in provincia di Cuneo, di fronte al Monviso. Con i primi quattro giovani, i “tossici”, come li indicava la gente del paese, si stabilisce nella villa e la rimettono in sesto: madre Elvira propone loro lavoro e preghiera e nel tempo i giovani “persi” che chiedono di stare con lei diventano tanti. Lì nasce e cresce il Cenacolo.

Lei diceva di sé: «Sono una donna esigente: non chiedo molto, chiedo tutto, perché mi fido del cuore umano».

Davanti alla dipendenza di tanti giovani dalla droga e dall’alcol, davanti all’abisso della criminalità e della prostituzione, madre Elvira segna un cammino di redenzione e liberazione.

La sua è l’opera di “monasteri di preghiera” nei quali introdurre i ragazzi più fragili e feriti, confidando nella potenza della fede che salva. Ancora oggi, nelle Comunità Cenacolo sono banditi gli psicofarmaci, nella radicale fiducia che l’unico farmaco di immortalità è l’Eucarestia: Cristo risorto e vivo, autentico Salvatore del mondo.

Suor Elvira, con la sua vita e la sua fede, ha gridato e grida al mondo che Cristo e solo Cristo è l’autentico Salvatore, del mondo e della vita di ciascuno. In questi quarant’anni la Comunità Cenacolo si è diffusa a livello internazionale, 61 case in Europa e in America, riconosciuta dalla Santa Sede e con famiglie di sacerdoti e di suore consacrati, anche provenienti da dipendenze. Ai genitori, disperati per la situazione dei propri figli, madre Elvira ripeteva costantemente: «Non abbiate paura di cacciarli di casa, di lasciarli a se stessi, perché solo quando toccheranno il fondo potranno domandare». Non c’è nulla infatti, di più inconcepibile della risposta a una domanda che uno non si pone. Per cui, attendere che ci sia una domanda e poi avere la forza di rispondere adeguatamente, è l’unica strada per aprire le porte del cuore umano alla risposta che è Cristo.

Le Comunità Cenacolo sono veri e propri rifugi, luoghi di famiglia e di carità, luoghi di autentica rinascita, voluti dallo Spirito Santo, attraverso l’opera di una donna straordinaria, spalancata all’azione di Dio.

Dice il vescovo di Saluzzo Cristiano Bodo: “Preghiamo perché Dio conceda ancora alla Chiesa molte figure così luminose, capaci di non lasciarsi fagocitare dalla mentalità mondana, che pensa di trovare la salvezza prescindendo da Cristo, incapaci di declinare l’unica verità, in quella carità incarnata che sola è in grado di farsi prossimità, costante e fedele.”

Il 3 agosto scorso, dopo unga malattia, Madre Elvira ha raggiunto la casa del Padre. Ripeteva spesso: «Quando diranno: “Elvira è morta!” voi dovete cantare, ballare, fare festa, perché io sono viva. Guai se dite: “poverina…”. No, niente “poverina”! Io vado ben tranquilla e felice e canto, canto già! Davanti a me si spalancherà qualcosa di grandioso… la vita non muore!».

Madre Elvira racconta la sua vita (con foto storiche)