Ecco, io sono il Signore, Dio di ogni essere vivente (Ger 32,27)

Dopo l’Avvento, inizia il tempo del Natale che è quindi al centro del periodo del Mistero dell’Incarnazione. Il tempo natalizio inizia la sera del 24 dicembre. I tre giorni successivi al Natale sono un prolungamento della festa difatti le memorie di Santo Stefano, di San Giovanni apostolo ed evangelista e dei Santi Innocenti Martiri vengono celebrate anche se cadono di domenica. A differenza del rito romano, il 1° gennaio non si ricorda la divina maternità di Maria perché l’abbiamo già celebrata nell’ultima domenica d’Avvento, si celebra invece l’ottava del Natale e la circoncisione del Signore.

Natività dipinta da Giuseppe Cavarretta

In questo tempo ci accompagnerà l’icona della Natività. Abbiamo già parlato di questa immagine nell’articolo Veniva nel mondo la luce vera di dicembre 2021.

Ora osserviamo l’asino e il bue. I Vangeli non ne parlano, vengono però citati nell’apocrifo Vangelo dello pseudo-Matteo: «Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gli stessi animali, il bue e l’asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo».

Fa riferimento a Isaia 1,3 «Il bue conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende».

Il Vangelo dello pseudo-Matteo è datato VIII-IX secolo quindi ha fissato una tradizione che esisteva da molto tempo prima della sua stesura infatti troviamo l’asino e il bue in immagini più antiche, come ad esempio sul Sarcofago di Stilicone prodotto intorno al 385 d.C., situato nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano. Il Bambino è al centro, tra i due animali, che, secondo alcuni, sono immagine dei profeti Isaia e Osea, mentre altri interpretano l’asino come simbolo di Israele (testardo nel non voler riconoscere il Messia) e il bue dei Gentili (i pagani, che idolatrano il bue). Questa seconda interpretazione indica che Gesù è venuto per tutti, anche chi era fuori dall’Antica Alleanza.

«I padri della Chiesa videro in queste parole una profezia che fa riferimento al nuovo popolo di Dio, alla Chiesa composta di giudei e pagani. Davanti a Dio tutti gli uomini, giudei e pagani, erano come buoi ed asini, privi di intelligenza e conoscenza. Ma il Bambino nella mangiatoia ha aperto loro gli occhi, cosicché ora essi riconoscono la voce del proprietario, la voce del loro Signore. […] Quando collochiamo le statuine nel presepio, dovremmo pregare Dio di concedere al nostro cuore quella semplicità che riconosce nel Bambino il Signore» (Benedetto XVI).