Il 6 giugno 2023 è tornato alla casa del Padre don Fausto Ceriotti, sacerdote nativo di Bienate, autore del libro «Chiesa di Santo Stefano»; è mancato mentre stavo preparando per La Vela l’articolo riguardante la chiesetta di Santo Stefano, libro dal quale ho tratto le notizie. Don Fausto l’avevo conosciuto e apprezzato per la sua cultura storica quando, appositamente invitato, aveva partecipato come relatore alla presentazione del mio libro «Magnago, i luoghi della Fede». Mi è sembrato giusto e doveroso ricordarlo in questa occasione.
Fuori dell’abitato di Bienate, ai margini del paese, quando ancora di paese era prematuro parlare, dato che un tempo era una piccola comunità agricola a popolare la zona, sorge una chiesetta ricca di storia locale. La chiesa è dedicata al primo martire e diacono Santo Stefano, come portava scritto la facciata prima delle varie imbiancature: D.O.M. ET S.TI STEPHANI PROTOMARTIRI. Questa chiesa viene citata nel 1289 da Goffredo da Bussero, nel suo “Liber notitiae sanctorum Mediolani”; lo storico e presbitero scrive: “in plebe dairago loco magniago in horho ecclesia sancti stephani”. Nel territorio di Magnago (in horho, nelle vicinanze), sorgeva una chiesa dedicata a Santo Stefano già prima della fine del XIII secolo. La chiesa, nella sua lunga storia, non fu mai ampliata, ma solo imbiancata e più volte rifatto il tetto, così attualmente, nonostante qualche lieve e marginale ritocco, conserva le primitive caratteristiche strutture. Si nomina ancora la chiesa di Santo Stefano in una scrittura conservata nell’archivio parrocchiale di Bienate, datata 1556. Il documento così dice: “Joannes Antonius Gallus…”: “Giovanni Antonio Galli, vicario generale della Curia arcivescovile di Milano al nostro amato in Cristo il Sig. Rodolfo Della Croce parroco di Magnago della pieve di Dairago nel ducato di Milano, e al venerando sacerdote Giovanni Giacomo di San Cassiano parroco e curato delle chiese dei santi Stefano e Bartolomeo in Bienate della pieve di Dairago…”. L’Arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, nell’aprile del 1570 entrò nella chiesa di Santo Stefano e colse l’occasione per pregare e predicare a tutti gli abitanti di Bienate là convenuti, che in quell’anno erano 280. Un documento, dell’epoca di Carlo Borromeo, riproduce una piantina della chiesa di Santo Stefano, con segnate le relative dimensioni calcolate con le misure dell’epoca.
La chiesetta di Santo Stefano è così descritta:
“La chiesa di S. Stephano campestre di Bienate pieve di Dairago, qua inclusa, non ascende nè discende, non ha soffitto nè volta, alta cubiti Xl onze 10 ha tre campi che sono larghi cubiti 3 per ciascuno. La cappella è in mezza volta alta cubiti 7 onze 8. La pradella è sopra il pavimento della Chiesa alta onze 9. Ha due fenestrole laterali. Non ha ferrata. La Chiesa è rovinosa. Non ha campanile nè altro”.
Data la sua posizione all’estremo del paese, durante gli anni della terribile pestilenza che colpì il territorio milanese nel 1576-1577, e che decimò la popolazione, la chiesa di Santo Stefano fu destinata a lazzaretto, in cui erano ricoverati gli appestati del paese, che in quel luogo, venivano curati o, nella maggior parte dei casi, aiutati a morire. Qualche buona persona portava loro del cibo infilandolo con una lunga pala da una porta laterale, ora murata, visibile nella parete sud della chiesa. Quando gli appestati spiravano, vi era sempre qualche pia persona che seppelliva i morti nelle vicinanze della chiesa.
Federigo Borromeo visitò la chiesa per due volte, in occasione delle sue Visite pastorali del 1597 e del 1605. Gli atti della Visita avvenuta il 27 luglio 1597 così affermano:
“De Oratorio S.ti Stephani campestri. Eodem die 27…”
“Chiesa di S.to Stefano in campagna. Nello stesso giorno, 27 luglio, l’lll.mo Sig. Card. Visitò la chiesetta di Santo Stefano, costruita al di fuori del paese e che non è consacrata. A capo di codesta chiesa si innalza una piccola nicchia che guarda ad oriente; l’altare sorge in essa ed è secondo le norme canoniche. Sopra l’altare vi sono due gradini di legno abbastanza decenti. Sulla parete è affrescata un’immagine di Gesù crocefisso, molto antica. A questo altare viene celebrata la Messa ogni giorno festivo e due volte durante la settimana, tutto questo è stato possibile per la devozione della Sig.ra Donna Sansona Gerolama Della Croce e per il contributo di tutta la comunità parrocchiale. Nella parte meridionale dell’abside si trova una finestrella a muro per mettervi le ampolline (…) il pavimento è in terra battuta non decoroso. A sud e a ovest vi sono due porte con serrature, queste rimangono sempre chiuse. Non vi è una acquasantiera. Questa chiesa è stata poco tempo fa restaurata per la pietà e generosità della Sig.ra Donna Gerolama Sansona Della Croce. Nell’angolo a meridione sorge un piccolo campanile triangolare dal quale pende una sola campana benedetta”.
A questo punto è descritto un lungo elenco di varie suppellettili appartenenti alla chiesa, le quali col passar del tempo furono appropriate dalla parrocchiale di San Bartolomeo. Nel 1605 il cardinale Federigo Borromeo venne per la seconda volta in Visita Pastorale a Bienate, e della chiesa di Santo Stefano gli atti di questa Visita dicono:
“L’oratorio di S. Stefano:
Manca di ogni cosa, l‘edificio è mal ridotto, tuttavia per la devozione e la pietà della nobile Donna Gerolama Sansona Della Croce, si è potuta restaurare”.
Gerolama Sansoni vedova Della Croce era una nobile milanese, che possedeva una casa di campagna a Bienate, la quale, alla fine del XVI secolo fece restaurare a sue spese la chiesa di Santo Stefano.
Tratto da: F. Ceriotti, Chiesa di Santo Stefano.
… (1a parte- continua)