La chiesa di Santo Stefano a Bienate: dal 1618 ad oggi

di Antonio
Bienate – La chiesa di Santo Stefano.

2a parte (qui la 1a parte)

Nel 1618 la chiesa di Santo Stefano, ormai restaurata e resa efficiente, ebbe ancora fondi per poter funzionare anche in futuro. Grazie al testamento della signora Gerolama Sansoni Della Croce, rogato nel 1618, esisteva l’obbligo di far celebrare una Messa in canto nella chiesa di Santo Stefano nella festa del Santo (cioè al 26 dicembre) e distribuire ai poveri in quel giorno delle precise razioni di cibo. Il testamento redatto in rude italiano del tempo così dice:

“… et nella chiesa di S.to Stephano di detta terra (Bienate) celebrare tre officii da morto ogni anno in perpetuo per l’anima mia et de miei defunti et ancora a celebrare ogni anno ut supra nel giorno della festa di S.to Stephano una messa grande solenne, et in tal giorno distribuire a ciascuna bocca de poveri di detta terra un pane di frumento de un soldo e una brenta de vino buono tra tutte dette bocche …”.

Nelle sue ultime volontà questa ricca signora ha voluto onorare Cristo non solo con celebrazioni di messe ed uffici, ma anche nel far del bene ai poveri che a Bienate a quei tempi, purtroppo, non mancavano. La Messa cantata il giorno Santo Stefano, come fissato dal legato, fu mantenuta e gli anziani ricordano che anche con la neve che arrivava fino alle ginocchia non tralasciavano di assistere alla celebrazione, per loro suggestiva e sentita. La memoria del diacono e martire Stefano veniva onorata anche con la celebrazione di una messa al tre agosto, festa del ritrovamento del corpo del Santo.

Nei successivi due secoli la chiesetta di Santo Stefano non è più citata in nessun documento, ma rimane per gli abitanti di Bienate il segno vivo e tangibile della loro tradizione di fede e comunità civile, visitata dalle consolazioni e dalle sofferenze che la vita riserbava a quei semplici contadini. Proprio in questo periodo la chiesa diventa il piccolo Santuario locale ove tutti coloro che chiedono Grazie vi trovano conforto, e così alcune stampelle ed ex voto cominciano ad adornare le vuote pareti interne della chiesa.

Il 10 dicembre 1899 il Cardinale Andrea Ferrari, nella sua Visita Pastorale a Bienate, in cui consacrò la vetusta e tanto cara chiesa di San Bartolomeo, che vive ora solo nel nostalgico ricordo di chi l’ha vista, visitò la chiesetta di Santo Stefano ed il parroco don Luigi Annoni così lasciò scritto:

Oratorio di S. Stefano protomartire.

È antichissimo e forse era l’antica parrocchiale, vi è un solo altare dedicato al santo titolare, vi sono dipinti antichi, ma credo di nessun valore e pregio. Le spese di manutenzione delle sacre funzioni spettano alla Ven.da Fabbriceria. Pare che vi sia l’obbligo di cantar Messa in detto Oratorio nel giorno di S.to Stefano. Detto Legato è compreso negli oneri che la Fabbriceria deve adempiere come amministratrice del suddetto Beneficio di S. Francesco d’Assisi”.

La chiesa campestre di Santo Stefano conserva alcune pitture absidali abbastanza importanti. Quella centrale, rappresenta il Crocefisso, tra la Madonna e San Giovanni Evangelista. A destra l’affresco più antico, ciò che resta del “Martirio di Santo Stefano”.

Se Bienate ama e crede ancora alle sue origini e al suo futuro, conserverà con cura gelosa questa, sempre cara, chiesa di Santo Stefano.

Tratto da: F. Ceriotti, Chiesa di Santo Stefano.
Schede Affreschi: F. Cavalieri.

Il Crocifisso fra la Madonna e san Giovanni Evangelista.

Affresco. Primo-Secondo decennio XVI secolo.

Il dipinto murale, di livello artistico visibilmente modesto, orna la parete absidale della chiesa campestre di Santo Stefano, assolvendo anche la funzione di pala d’altare. L’opera presenta motivo di interesse nello sfondo. Il castello raffigurato al centro è senza dubbio ispirato a quello di Milano: lo testimoniano le due imponenti torri rotonde della facciata, ricordate nel tardo Quattrocento come una delle meraviglie della città lombarda. Le altre due costruzioni visibili sullo sfondo dell’affresco (una chiesa a sinistra e una chiesa con un torrione a destra), invece, vanno forse viste più come evocazioni simboliche di villaggi e contrade. L’opera è di fattura quasi artigianale e di gusto popolareggiante. Un intervento di restauro condotto alla fine degli anni Settanta non ne ha migliorato di molto l’aspetto. Di gusto per più versi Quattrocentesco, l’affresco deve comunque risalire almeno al 1520 circa, come testimoniano anche la due para­ste laterali a fondo giallo, decorate con motivi timidamente rinascimentali.

Martirio di Santo Stefano.

Frammento di affresco. Secondo-Terzo decennio del XIV secolo.

Sulla parete absidale della chiesa campestre di Santo Stefano si conserva la più antica testimonianza pittorica del territorio comunale di Magnago. L’affresco, ridotto ad un frammento ma di livello qualitativo buono, raffigura il noto episodio del mar­tirio tramite lapidazione del Santo titolare della chiesa. Questi è rappresentato con le mani giunte in orazione. Il prezioso frammento è apprezzabile nei suoi originali valori pittorici (nell’incarnato del volto intensamente espressivo). In un precedente restauro, effettuato alla fine degli anni Settanta, si è recuperato un brano di superficie dipinta poco più grande di quanto era prima visibile, e si è proceduto a ritoccare i contorni e a rinfrescare i colori (soprattutto il verde della dalmatica riccamente decorata) Di ciò che resta dell’affresco, si riconosce un’opera di buon livello che dovrebbe risalire agli anni intorno al 1320-1330 circa.