Vivere il Vangelo, nella carità verso i fratelli più sfortunati

di Simonetta

…ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce… (Filippesi 2,7-8)

Il 12 gennaio si è spento Fratel Biagio Conte, missionario laico che è stato per tutta la vita in “guerra” con l’indifferenza del mondo.

Nato a Palermo nel 1963, figlio di una ricca famiglia di costruttori, sembrava che il destino di Biagio fosse già tracciato. Entra a sedici anni nella più grande impresa edile palermitana: vive quindi negli agi e nella spensieratezza tipica di molti giovani della sua generazione. Poi la svolta. Deluso, forse disgustato dal malaffare, dal decadimento morale, dagli attentati di mafia, sceglie di lasciare tutto; decide di mettersi in cammino da pellegrino, risalendo le regioni dell’Italia fino ad arrivare ad Assisi, da san Francesco.

«Davanti alla tomba del Santo capii nel mio cuore di dover cominciare una vita da missionario. La mia intenzione era di andare in Africa o in India; e invece mi sentii riportare nella città dove non volevo più tornare. Durante il lungo viaggio ho incontrato diversi poveri e trasandati che mi riportarono alla mente quei volti sofferenti che vedevo nella città di Palermo. Pian piano, cominciai a capire il progetto “Missione”: dedicare la mia vita per i più poveri dei poveri».

Al rientro in Sicilia, non torna nella casa natale: sceglie la stazione centrale, dove vivono, nell’indifferenza clochard, drogati, individui finiti sul lastrico, alcolizzati. Biagio Conte li ha accolti e salvati, li ha sentiti e chiamati fratelli. La sera, con la chiusura dei cancelli, tutti per strada. Per trovare un riparo per tutti i dimenticati della stazione, Fratel Biagio chiede di utilizzare una delle tante strutture abbandonate di Palermo. Riceve un no secco dall’Amministrazione Comunale. Comincia davanti ai cancelli un digiuno, che dura ben dodici giorni. Alla fine, ottiene il permesso e i cancelli si aprono per i suoi poveri.

Col tempo si è reso abitabile e accogliente l’edificio, grazie all’aiuto di persone di buona volontà, che si sono uniti a Fratel Biagio, perché la carità è contagiosa.

Missione “Speranza e carità” è il risultato di questo “contagio”.

Oltre mille esseri umani fra senza tetto, immigrati, persone sole e con disabilità hanno trovato un rifugio. Gli ultimi sono tornati ad essere visibili, hanno ritrovato parte della dignità che il destino aveva tolto loro. Ognuno, secondo le proprie possibilità e abilità, contribuisce a tenere in piedi la grande famiglia della Missione. Ecco nascere le attività agricole e i laboratori di molti mestieri. Dopo la Carità, la Speranza: la Speranza di un riscatto. «Retta fede, Speranza certa, Carità perfetta, Umiltà profonda» San Francesco.

La forza del suo messaggio va oltre la Chiesa cattolica, è per tutti; parla la lingua universale dell’amore e dell’umanità.


La Caritas di Bienate – Magnago esprime uno speciale Ringraziamento al panificio “Al vecchio forno” di Mappelli che da qualche mese aiuta i nostri assistiti fornendoci pane, brioches e pizze!