L’arte di ascoltare

“Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale.

L’ascolto ci aiuta ad individuare il gesto e la parola opportuna che ci smuove dalla tranquilla
condizione di spettatori.

EG 171

Un metodo proposto dai documenti del Sinodo per il dialogo di gruppo è quello della Conversazione Spirituale, dalla tradizione Ignaziana ma appartenente al patrimonio della Chiesa, che aiuta la partecipazione attiva, l’ascolto attento, il discorso riflessivo e il discernimento spirituale (= chiedersi insieme che cosa vuole da noi il Signore oggi). È anche di aiuto per passare “dall’io al noi”, dall’individualismo che butta e scarta, al poter mettersi insieme per prendersi cura non solo dell’ambiente, ma di ogni persona e della Chiesa in cui viviamo.

La Conversazione Spirituale è un modo per trovare un terreno comune all’interno di contesti complessi e dove ci sono decisioni da prendere. Non possono mancare alcuni presupposti: occorre riconoscere che lo Spirito Santo lavora nella Chiesa nei momenti di condivisione, è Lui che guida e che dobbiamo ascoltare e condividere; le diversità che si trovano in un gruppo che fa una conversazione spirituale non sono un problema, ma il segno che lo Spirito lavora… la realtà è troppo complessa per essere espressa in poche definizioni, ma ciascuno ne porta l’aspetto che fa parte della sua storia, che gli appartiene e che riesce a comunicare, e lo Spirito mette insieme tutti questi pezzi ed aiuta a trovare una visione d’insieme.

Si struttura in tre tappe: prendere la parola, fare spazio all’Altro/altri, costruire insieme.

In un clima di preghiera, con un dialogo aperto alla Scrittura che sempre ci provoca, ci si prepara su un punto, una domanda, su cui si desidera crescere per camminare insieme; la seconda fase è prendere la parola (3-4 minuti ogni volta per permettere a tutti di intervenire). Nel primo giro ognuno dà un suo contributo, (quello di ciascuno è prezioso e insostituibile) partendo dall’esperienza e non da qualcosa di
astratto. Ascoltare ciascuno, è già un annuncio, un dire “Sei prezioso agli occhi di Dio”, prendere del nostro tempo per ascoltare è dire “sei prezioso ai miei occhi, mi interessi”. Ciò che dice l’altro è una ricchezza.

Fare spazio: lasciarsi interrogare da ciò che dicono gli altri; che cosa ci risuona profondamente?
Lo Spirito ci parla anche tramite altre persone.

Nel secondo giro prendendo la parola, non continuo a dire ciò che volevo dire io, ma scelgo una
cosa che mi ha toccato lasciando che risuonino le parole degli altri. Alla fine si fa un terzo giro chiedendosi: Quali sono i punti comuni emersi, suggeriti dallo Spirito? Qual è il passo da compiere
insieme?
Su questo si lavora e si conclude con una sintesi condivisa da tutto il gruppo.

Questo metodo può essere utile in molte occasioni, anche in ambito civile e sociale, per non fermarsi ad uno sterile confronto di idee, per prendere delle decisioni insieme, per ascoltare lo Spirito che parla attraverso gli altri, per scoprirsi capaci di accogliere e amare.