Gratitudine, consapevolezza, certezza

di Don Marco

Sono ormai passate alcune settimane dall’esperienza vissuta con i nostri ragazzi in Montagna a Claviere ma è ancora vivo in me il ricordo dei bei momenti vissuti insieme, della gioia condivisa, delle belle passeggiate in mezzo allo splendore del creato, dei momenti intensi di preghiera e soprattutto degli incontri personali. Tanti ricordi e tante emozioni che non si dimenticano facilmente. Tutto questo mi piace sintetizzarlo con tre parole che penso possano rappresentare la consegna, il tesoro prezioso, che siamo chiamati a riconoscere e a raccogliere dall’esperienza vissuta, non solo per coloro che erano presenti ma anche per la nostra intera comunità.

Le tre parole sono: gratitudine, consapevolezza, certezza.

GRATITUDINE: il primo pensiero che mi nasce dal cuore è quello della gratitudine. Non posso che rendere grazie a Dio che ci ha fatto vivere questi giorni insieme. Gratitudine perché ancora una volta il Signore, attraverso il sorriso dei più piccoli, le lacrime di qualche adolescente, la gioia della vita fraterna ha rafforzato in me la fede e la vocazione a cui sono stato chiamato. La mia gratitudine si estende inoltre a tutti i ragazzi che hanno vissuto questa esperienza, agli educatori che hanno collaborato e l’hanno resa possibile e a tutti gli adulti che hanno collaborato in vario modo.

CONSAPEVOLEZZA: la seconda parola che mi ritorna nel cuore e nella mente è “consapevolezza”. La consapevolezza che i nostri ragazzi hanno tanto bisogno di vivere esperienze come questa. Consapevolezza che nel cuore di ciascuno di noi arde il desiderio profondo di vivere relazioni significative e di aprirsi a qualcosa di più grande. Consapevolezza anche della fragilità dei nostri adolescenti e della necessità di affiancarli e di accompagnarli nel cammino di crescita. Questi giorni vissuti insieme hanno confermato in me l’idea che si debba investire maggiormente sull’educazione e sull’accompagnare i più piccoli. Sono il nostro futuro! L’Oratorio è ancora uno strumento prezioso. Occorre investire sui nostri oratori e farli diventare sempre più una “casa” accogliente per i nostri ragazzi.

CERTEZZA: la terza parola che, ripensando ai giorni vissuti in montagna, è maturata nel mio cuore è: “certezza”. La Certezza che il Signore non delude e che ancora oggi è possibile, nonostante la società e i vari ostacoli, annunciare il Vangelo. La “Buona Notizia” non ha età, non è cosa “dei vecchi” ma parla ancora oggi e ha da dire qualcosa anche ai nostri giovani. Occorre crederci, osare e provare con la certezza che il Signore stesso è presente e non delude. Questa certezza è ciò che deve spingerci ad intraprendere un nuovo anno pastorale e, con esso, le varie attività che verranno proposte. La certezza è frutto della fede e della speranza.

Allora, carichi e ancora più motivati… partiamo per un’altra tappa del nostro cammino!