San Francesco Saverio (1506-1552)

di Lucio e Lorenza

“Signore, io ti amo non perché puoi darmi il Paradiso o condannarmi all’Inferno, ma perché sei il mio Dio. Ti amo perché Tu sei Tu”. Francesco Saverio nasce nel 1506 nel Castello di Xavier, in Navarra, nella Spagna del nord. Proviene da una famiglia nobile: il padre, Juan de Jassu, ricopre il ruolo di presidente del Consiglio reale di Navarra. Nel 1525 Francesco si reca a Parigi per intraprendere gli studi universitari e nel 1530 diventa “Magister Artium”. La sua vita, però, fa un balzo in avanti nella fede: nel collegio di Santa Barbara, conosce Pietro Favre e Ignazio di Loyola, con i quali si forma nello studio della teologia. All’inizio i rapporti, soprattutto con Ignazio, non sono facili, tanto che lo stesso Loyola definirà Francesco “il più duro pezzo di pasta che abbia mai dovuto impastare”, ma la vocazione missionaria è ormai instillata nel cuore di Saverio che, nella primavera del 1539, prende parte alla fondazione di un nuovo ordine religioso, denominato “Compagnia di Gesù”. Consacrato a Dio e all’apostolato, il 7 aprile 1541 Francesco parte per le Indie, su richiesta di Papa Paolo III che desidera evangelizzare quelle terre, all’epoca conquista portoghese. La destinazione era GOA, uno stato sulla costa del golfo arabico, 600 Km a sud di Bombay. Il viaggio da Lisbona a Goa, compiuto in barca a vela, dura ben tredici mesi, resi faticosi dalla scarsità di viveri, dal caldo feroce e dalle tempeste. Giunto a Goa nel maggio del 1542, Saverio sceglie come dimora l’ospedale cittadino e come letto quello accanto al malato più grave. Da quel momento in poi, il suo ministero verrà dedicato proprio all’assistenza degli ultimi, degli esclusi dalla società: gli infermi, i carcerati, gli schiavi, i minori abbandonati. Soprattutto per i bambini, Francesco inventa un nuovo metodo di insegnamento del catechismo: li chiama a raccolta per le strade suonando un campanello e poi, una volta riuniti in chiesa, mette in versi i principi della dottrina cattolica e li canta insieme ai ragazzi, facilitandone così l’apprendimento. Per due anni, inoltre, si dedica all’evangelizzazione dei “paravi”, i pescatori di perle residenti nel sud delle Indie: parlano solo il tamil, ma Francesco riesce a trasmettere loro i principi fondamentali della fede cattolica, arrivando a battezzarne 10 mila in un solo mese. San Francesco Saverio scrive: “Talmente grande è la moltitudine dei convertiti che sovente le braccia mi dolgono tanti ne ho battezzati e non ho più voce e forza di ripetere il Credo e i Comandamenti nella loro lingua”. Ma la sua opera evangelizzatrice non si ferma. Tra il 1545 ed il 1547, Francesco Saverio raggiunge la Malacca, l’arcipelago delle Molucche e le Isole del Moro, incurante dei pericoli perché totalmente fiducioso in Dio. Nel 1547, la vita del futuro Santo ha un’ulteriore svolta: incontra un fuggiasco giapponese, di nome Hanjiro, desideroso di convertirsi al cristianesimo. L’incontro fa sorgere, in Saverio, il desiderio di recarsi in Giappone, per portare il Vangelo anche nella terra del “Sol levante”. Vi giunge nel 1549 e, nonostante sia in vigore la pena di morte per chi amministra il sacramento del Battesimo, il religioso spagnolo riesce a creare una comunità di centinaia di fedeli. Dal Giappone alla Cina, il passaggio viene quasi naturale. Saverio guarda al “Paese del Dragone” come nuova terra di evangelizzazione e nel 1552 riesce a raggiungere l’isola di Shangchuan, da dove cerca di imbarcarsi per Canton. Ma una febbre improvvisa lo coglie. Stremato dal freddo e dalla fatica, Francesco Saverio muore all’alba del 3 dicembre a soli 46 anni. Le sue spoglie vengono sepolte in una cassa piena di calce, senza neanche una croce a ricordarlo. Tuttavia, due anni dopo, il suo corpo viene traslato, integro e intatto, a Goa, nella Chiesa del Buon Gesù, dove attualmente si venera. Una sua reliquia – l’avambraccio destro – è invece conservata a Roma dal 1614, nella Chiesa del Gesù. Beatificato da Paolo V nel 1619 e canonizzato da Gregorio XV nel 1622, Francesco Saverio viene proclamato patrono dell’Oriente nel 1748, dell’Opera della propagazione della fede nel 1904 e di tutte le Missioni (insieme a Santa Teresa di Lisieux) nel 1927. In merito alla vendita dei prodotti per le Missioni che si è svolta dal 1° al 10 dicembre, vorremmo ringraziare tutti coloro che si sono adoperati con grande impegno per l’allestimento la preparazione dei prodotti e la vendita, che è andata molto bene. Nel prossimo numero de “La Vela”, vi renderemo partecipi delle attività che sosterremo con le varie missioni che stiamo seguendo. Un grazie particolare poi, alla CP “Il cenacolo” che ha messo a disposizione gli spazi, a tutte le persone che hanno visitato la mostra, e con grande generosità hanno acquistato i prodotti. Voi, che avete acquistato, siete i benefattori per le attività che verranno svolte dai nostri cari missionari. Che dio vi benedica.