La solitudine dei numeri ultimi

di Simonetta

“Onorerai i tuoi genitori”, cioè li aiuterai in questa trasfigurazione (…) li aiuterai con la tua giovinezza a superare la vecchiaia; non li lascerai sprofondare dietro la barriera della loro decadenza fisica (…) nella misura in cui ciò dipende dalle tue forze”.

Emmanuel Mounier, Lettere sul dolore

Marinella Beretta, pensionata di 70 anni abitava in una località vicino a Como; nessuno l’aveva più vista né cercata da settembre 2019. È stata trovata casualmente a febbraio morta nella propria abitazione, su una sedia del soggiorno. Non aveva familiari né amici: nessuno che la cercasse, che si preoccupasse di lei.

«Nessuno per due anni ha domandato di lei. Nessuno. Quando ho appreso questa notizia mi sono chiesto come si faccia a finire col ritrovarsi così soli. Non ho trovato risposta perché mi sembra disumano. Mi sembra inconcepibile che qualcuno possa trascorrere tutto quel tempo isolato e che solo il caso abbia fatto in modo che si entrasse in quella cucina. Ognuno di noi vive o ha vissuto la sua vita. I suoi amori, i suoi dolori, le sue vicissitudini, possibile che non li abbia lasciati a nessuno? Bisognerebbe riflettere su quello che stiamo diventando, sapendo tutto di vite virtuali ma poi poco o nulla di chi ci è accanto». (Carlo Picca)
Nel periodo appena passato, segnato da isolamento forzato, notizie martellanti e spesso tra loro contradditorie sulla pandemia, assenza di speranza per il futuro, la solitudine degli anziani ha avuto spesso esiti drammatici sulla loro salute. L’avanzare dell’età porta anche la vulnerabilità: la persona anziana vede progressivamente ridursi la propria rete familiare e le relazioni sociali.

«La più grave privazione che le persone anziane subiscono non è l’indebolimento dell’organismo e la disabilità che ne può conseguire, ma l’abbandono, l’esclusione, la privazione di amore» Papa Francesco.

Sarebbe necessario rafforzare attorno a chi è più avanti negli anni una rete di vicinato, volontariato, impegno per il bene comune, per migliorarne la qualità di quest’ vita, fase che attraverseremo tutti, prima o poi.

Curarsi gli uni degli altri è l’accortezza della comunità cristiana; non considerando il “tempo” della vecchiaia come un destino difficile da gestire. Ne nostro presente in cui la prospettiva di vita si è allungata in maniera impensabile fino a pochi anni fa, dobbiamo “onorare” il ruolo che la persona anziana ha nella testimonianza della fede, nella memoria, nella dimensione del ricordo, senza cui non saremmo nulla; attraverso il loro passato avremo le nostre radici per affrontare il futuro.

«Il futuro di un popolo suppone necessariamente un dialogo e un incontro tra anziani e giovani per la costruzione di una società più giusta, più bella, più solidale, più cristiana» papa Francesco.