Buone norme igieniche e santità: Don Bosco, l’aceto e la tovaglia della mensa

Estate 1854: a due passi da Valdocco, scoppia il «colera morbus». All’inizio quanti sono colpiti, muoiono; poi 60 decessi su 100 casi. Non si trovano volontari per portare i colerosi nei lazzaretti e per assisterli.

Don Bosco è un uomo di mille risorse e “Balenò alla mente una coraggiosa idea”: 44 giovani accolgono l’invito. Don Lemoyne, primo biografo, racconta: «Avevano appena tempo di prendere un boccon di pane. Quando trovavano un infermo che mancasse di lenzuola correvano da mamma Margherita che somministrava prontamente gli oggetti secondo il bisogno. Un giovane corse a raccontare come un povero malato si dimenasse in un misero giaciglio senza lenzuola. Fruga e trova solo una tovaglia da tavola: “Corri, non abbiamo più nulla”. Si presenta un secondo chiedendo qualche cosa. Che fa quella donna incomparabile? Vola a prendere una tovaglia dell’altare, un amitto, un camice e, con licenza di don Bosco, dà in elemosina anche quegli oggetti. Non fu una profanazione ma un atto di squisita carità».

Tutti i giovani avevano con sé una bottiglietta di aceto per lavarsi le mani e vi era il fermo divieto di contaminarsi con i liquidi non “sterilizzati” dal calore. Don Bosco, ben prima della scoperta che il colera si trasmette tramite l’ingestione di acqua contaminata, aveva intuito che tra le cause delle infezioni vi erano ragioni sociali e morali.

La cronaca di 169 anni fa ci riporta a oggi. Partendo da questo episodio, il 31/01 ci siamo ritrovati con gli “Amici di una certa età” a riflettere su come vivere bene questo tempo. Abbiamo ripercorso insieme le basi scientifiche delle infezioni respiratorie (COVID, influenza, sovra infezioni batteriche) e ci siamo confrontati su come condividere l’esperienza di questi anni. Tutti possiamo, e dobbiamo, fare qualcosa per impedire il diffondere di malattie infettive avendo alla base la condivisione (come la tovaglia dell’altare) e la prudenza per noi e per gli altri (l’aceto).

Le sane e buone abitudini tramandate dei nostri anziani son ancor oggi attuali: lavarsi spesso le mani (basta acqua e sapone!), evitare il contatto con persone che soffrono di infezioni o che sono “debilitate”, starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie, non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani, non assumere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico. Ricordiamoci sempre che dobbiamo “avere cura” di noi stessi e di chiunque ci è prossimo.