Cantiamo insieme agli angeli

Cantare è proprio di chi ama. La voce di questo cantore è il fervore di un santo amore.

Sant’Agostino (Sermo 336,1)

In alcune raffigurazioni ci sono degli angeli che reggono un labaro (=vessillo con asta trasversa e drappo) con la parola Aghios indicata tre volte.

Aghios è la parola greca che significa Santo e deve essere scritta tre volte come nella Bibbia: [I serafini] «Proclamavano … “Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria”» (Is 6,3) e anche «I quattro esseri viventi … giorno e notte non cessano di ripetere: “Santo, santo, santo il Signore Dio, l’Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!”» (Ap 4,8).

Questi versetti ci ricordano il Santo che si canta durante la Messa: è un canto dell’Ordinario, come Gloria, Credo, Padre nostro, ecc. La prima parte del Santo è stata introdotta nella liturgia alla fine del IV secolo, la seconda nel VII secolo.

A differenza di quelli del Proprio (Orazione, Letture, ecc.), che variano da una celebrazione all’altra, i testi dei canti dell’Ordinario non possono essere modificati: devono essere cantati/recitati da tutta l’assemblea senza cambiare, togliere o aggiungere alcuna parola. Se un musicista scrive una musica per questi canti, non può modificare il testo per adattarlo alla musica: è la musica che deve essere adatta al testo (e, ovviamente, deve avere la nobile semplicità richiesta dalla Liturgia).

Un errore comune è cantare “è il Signore”: la “è” non ci deve essere.

La parola Santo detta tre volte è un superlativo e taluni dicono che così si ricorda la Trinità.

Signore (Dio) dell’Universo è la traduzione della parola ebraica “Sabaoth”, cioè “degli eserciti”.

Anche Osanna è una parola ebraica, significa “dona salvezza” e viene utilizzata come acclamazione di gioia e di augurio.

Tutto il testo del Santo è preso dalla Bibbia: «Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore» (Sal 118/117,26) oppure «Quelli che precedevano e quelli che seguivano, gridavano: “Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Benedetto il Regno che viene, del nostro padre Davide! Osanna nel più alto dei cieli!”» (Mc 11,9-10 e similarmente Mt 21,9).

Notiamo che sono parole pronunciate sia da creature celesti che umane: come avviene nel Santo, anche gli altri canti della Messa devono ricordare il dialogo tra il cielo e la terra: quando cantiamo ci uniamo agli angeli e a tutti i fedeli che hanno cantato e canteranno lode al Signore.

Ce lo ricorda anche il numero 1532 del Catechismo della Chiesa Cattolica:

Nel prefazio la Chiesa rende grazie al Padre, per mezzo di Cristo, nello Spirito Santo, per tutte le sue opere, per la creazione, la redenzione e la santificazione. In questo modo l’intera comunità si unisce alla lode incessante che la Chiesa celeste, gli angeli e tutti i santi cantano al Dio tre volte Santo.