“Il Pastore della Meraviglia” di Gennaro Matino

di Enrica, Federica, Mara e Silvia

Nell’Avvento di qualche anno fa, alla ricerca di un libro che mi accompagnasse verso il Natale, al mercatino missionario m’imbattei in questo che da subito catturò la mia attenzione: Il Pastore della Meraviglia.

Un libro sul Presepe, perfetto mi dissi: il pastore, ciascuno di noi, in cammino verso il Suo destino e la meraviglia, mai è esistita e mai esisterà, meraviglia più grande, nei cieli e sulla terra, di quella che i pastori vissero e videro in quella Notte Santa in cui Gesù nacque.

Il racconto è ambientato a Napoli con tutto il calore e l’umanità di quel popolo.

Sulla scena appare l’anziano Peppe che, con la moglie Luisella, comincia ad allestire il presepe.
Ci tiene molto, è un vero esperto del presepe, ogni particolare ha un preciso significato, nulla nel presepe è posto a caso.
Peppe è malinconico perché vorrebbe lì con se, i suoi nipotini, che vivono al nord.
Quella sera suona il campanello, è il piccolo Gennarino, vicino di casa che deve scrivere, per compito, la spiegazione del presepe.
Peppe, contento, scartocciando le statuine, una per una, comincia il racconto, con dovizia di particolari, grande passione e tanto cuore.

Ad un certo punto, Peppe racconta a Gennarì del pastore della meraviglia:”… il più sconosciuto e più importante del presepe. E’ quello che si mette al centro della scena e, anche se sembra che non ci azzecca niente con tutto il resto, è quello attraverso il quale passa tutto il presepe … ognuna delle statuine sta facendo qualcosa, mentre questo qua, non sta facendo niente … Vedi, Gennarì, tiene proprio la bocca aperta, perché colto di sorpresa da quello che ha visto, o forse ha sentito, qualcosa di inaspettato, prodigioso, talmente sorprendente che è rimasto a bocca aperta, immobile … Ora, caro Gennarino, se noi ci mettiamo nei panni di questo pastore, ed al suo stesso posto, siamo nella migliore condizione per visitare il presepe. Sai perché non fa nessun mestiere? Perchè rappresenta l’uomo qualunque, di qualsiasi epoca della storia, spettatore del grande evento prodigioso … Il fatto è che noi, quando guardiamo il presepe, per vedere le pecorelle, le casette ed i pastorelli, le lucine e l’acqua del fiume che scorre veramente, non pensiamo più al grande miracolo di quella notte. Ma se ci pensi bene, quella santa notte avvenne qualcosa di talmente straordinario che solo a immaginarlo dovremmo piangere di gioia. Pensa, il mondo era abbandonato a se stesso e tutti eravamo dispersi come pecore senza pastore … Betlemme vide arrivare la luce nella storia degli uomini e per quella luce potente noi tutti fummo liberati dalle tenebre … la santa notte, la notte della Meraviglia. Era notte e pareva miezojuorno …

Il Presepe diventa così carne, non solo statuine da posizionare ma presenze vive al punto da scegliere, in famiglia, la statuina che rappresenta ciascuno di noi: dalla bimba che porta i fiori, alla mamma che corre alla grotta stringendo tra le braccia il figlio tanto desiderato, a chi suona il violino, chi taglia la legna, il nonno che tiene il nipote per mano, la lavandaia che lava i panni del parto di Maria.

Tutti in cammino verso Colui che è nato nella grotta di Betlemmeper restituire i doni ricevuti, ringraziare ed adorarLo, come i Magi, desiderando di accorgerci della Meraviglia, anche noi con gli occhi e la bocca spalancati: il presepe è come il Vangelo, lo devi saper leggere e se sai entrarci dentro, è lui che, per miracolo, legge Te.

Buona Meraviglia!