Il vegliardo Simeone e la pazienza di Dio

Ora puoi lasciare che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza

Il 2 febbraio, cioè 40 giorni dopo il Natale del Signore, viene celebrata la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, sia nel rito ambrosiano che nel rito romano. Nei tre Anni del Lezionario si legge sempre il Vangelo di Luca 2, 22-40.

Nel IV secolo in questo giorno si svolgeva una processione di cui non c’è più traccia nei riti orientali, mentre in Occidente si è conservata: nel Duomo di Milano c’è la Processione della santa “Idea”, che è una tavola con l’immagine della Presentazione di Gesù al Tempio su un lato e la Madre di Dio in trono sull’altro. Si celebra anche la Candelora, cioè la benedizione delle candele, simbolo della luce Divina venuta nel mondo per rischiarare le genti.

Secondo la legge mosaica ogni primogenito deve essere consacrato al Signore (Es 13,2) dopo il periodo di purificazione (Lv 12,1-8): Maria e Giuseppe quindi portano Gesù al tempio di Gerusalemme dopo il tempo stabilito per presentare loro figlio a Dio e al popolo di Israele, adempiendo al rito. Al tempio incontrano Simeone e la profetessa Anna.

Da questo episodio deriva la tipologia d’icona detta, in greco, Hypapante, cioè incontro, che mostra Simeone che accoglie Gesù tra le braccia.

Osserviamo la bell’icona dipinta dal pittore cretese Mihaìl Damaskinòs (Michele Damasceno, XVI sec.), che si trova nel Chiesa di San Matteo del Sinai a Heraklion (Creta): Simeone regge Gesù sul braccio con la mano coperta, in segno di rispetto. Nell’altra mano ha un cartiglio che riporta una parte del versetto 34: “Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele”.

Simeone è un uomo giusto e pio e lo Spirito Santo gli ha preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo. Così quel giorno, mosso dallo Spirito, si reca al tempio dove incontra Maria e Giuseppe e accoglie tra le braccia Gesù benedicendo Dio e testimoniando che Gesù è la luce del mondo e gloria d’Israele.

Nell’omelia della Messa del 2/02/2021 papa Francesco parla della pazienza di Simeone che «per tutta la vita è rimasto in attesa e ha esercitato la pazienza del cuore. Nella preghiera ha imparato che Dio non viene in eventi straordinari, ma compie la sua opera nell’apparente monotonia delle nostre giornate, nel ritmo a volte stancante delle attività, nelle piccole cose che con tenacia e umiltà portiamo avanti cercando di fare la sua volontà».

Col suo esempio, Simeone «ci svela la pazienza di Dio, il Padre che ci usa misericordia e ci chiama fino all’ultima ora, che non esige la perfezione ma lo slancio del cuore, che apre nuove possibilità dove tutto sembra perduto, che cerca di fare breccia dentro di noi anche quando il nostro cuore è chiuso… Questo è il motivo della nostra speranza: Dio ci attende senza stancarsi mai».