La seconda parte della narrazione degli Atti degli Apostoli è caratterizzata dalla figura di San Paolo, apostolo delle genti, e dalla proclamazione del Vangelo in tutto il mondo conosciuto. Paolo di Tarso era un giudeo credente e fervente difensore della tradizione ebraica. Compare per la prima volta nel racconto degli Atti nella narrazione del martirio di S. Stefano, primo martire cristiano, e poi lo troviamo come uno dei più spietati oppositori della Chiesa nascente. Al capitolo nove l’autore degli Atti riporta l’episodio della CONVERSIONE di Paolo che ha segnato indelebilmente la vita del futuro Apostolo delle genti, ma anche dell’intera Chiesa.
L’episodio della Conversione di Paolo è di particolare importanza nella narrazione degli Atti, tanto da essere ripetuto per ben tre volte (At 9; At 22; At 26) e ripreso anche da Paolo nelle sue lettere (Gal 1). Si potrebbero fare diverse riflessioni partendo da tale avvenimento. Mi soffermo sue due particolari che potrebbero farci riflettere e interrogare come cristiani e come Chiesa.
In primo luogo vorrei sottolineare il tema della CONVERSIONE. Paolo da convinto oppositore del cristianesimo diventa uno dei più eloquenti testimoni della Verità del Vangelo. La conversione di Paolo ci dice come è sempre possibile cambiare strada. È possibile convertirsi e anche il peggior peccatore può redimersi. Qual è stato il motivo di questo radicale cambiamento? La ragione vera è l’incontro con l’amore misericordioso di Dio. Paolo nell’incontro con il Risorto sulla via di Damasco non si sente condannato, giudicato e accusato, ma anzi, si sente amato e perdonato.
È proprio la consapevolezza di essere oggetto della misericordia di Dio che può condurre l’uomo a cambiare e a diventare strumento nelle Sue mani per la conversione di tanti altri uomini. Questa sottolineatura sulla possibilità della conversione ci deve interrogare e mettere in discussione. Quante volte infatti, siamo noi i primi a giudicare, a classificare le persone e ad impedire a coloro che desiderano di avvicinarsi al Signore di farlo? La conversione di Paolo ci dice che è sempre possibile cambiare e convertirsi. L’amore di Dio può tutto, anche cambiare il cuore più indurito e peccaminoso. Non mettiamo freni alla misericordia di Dio. Diventiamone strumento! Un secondo aspetto che mi piace sottolineare dell’episodio della conversione di Paolo è il ruolo di Anania. Egli rappresenta il prototipo dell’educatore cristiano, di colui che è chiamato a condurre a Cristo. Anania quando viene raggiunto nel sogno da Dio non capisce e ha anche timore, ma si fida e si affida al Signore e a quanto gli sta chiedendo.
Anania grazie alla sua disponibilità diventa strumento nelle mani di Dio per la completa conversione di Paolo. Egli rappresenta la Chiesa che è chiamata a portare a Cristo e a consegnare il dono più prezioso di cui è detentrice: lo Spirito Santo che opera nei Sacramenti.
Paolo attraverso l’opera di Anania giunge alla piena comprensione del Mistero Cristiano (torna a vedere) e così giunge a vivere pienamente. La figura di Anania ci interroga come Chiesa: noi come comunità dei credenti in Cristo siamo consapevoli di essere chiamati ad essere strumento nelle mani di Dio per la salvezza dell’uomo?
Anania, figura dell’educatore cristiano, si fida della Parola di Dio e si fa strumento della misericordia divina. Questo è il compito di tutti i cristiani che hanno ascoltato e creduto nella Parola del Vangelo. Siamo consapevoli che il Signore ci chiama a questo?