Viviamo di una vita ricevuta

di Don Marco

L’otto settembre scorso, il nostro Arcivescovo ha dato inizio al nuovo anno pastorale e ha consegnato alla diocesi milanese la proposta pastorale per questo nuovo anno.

La proposta pastorale ha come titolo “Viviamo di una vita ricevuta”. L’intenzione del Vescovo è di “mettere in evidenza il principio fondamentale del vivere e il punto di partenza per le scelte alle quali la responsabilità di ciascuno non può sottrarsi… Credo, aggiunge ancora l’arcivescovo, che vivere la fede come amicizia, sequela, comunione con Gesù sia la condizione per riconoscere di vivere una vita ricevuta in dono e custodisca l’antidoto più necessario per resistere alla tentazione dell’individualismo radicale che, a mio parere, sta portando al suicidio della nostra società.”

L’arcivescovo, dopo una breve introduzione sul senso dell’esistenza, prende in esame alcune tematiche legate alla vita (educazione affettiva; la Fedeltà; il dono della vita; la dignità del lavoro; operatori di pace; la vecchiaia) e invita tutte le Comunità della nostra diocesi a confrontarsi e a riflettere su questi temi.

Come Comunità Pastorale, vorremmo cogliere questo invito e caratterizzare ogni mese con una delle tematiche proposte. Ogni mese proporremo un incontro formativo sul tema del mese invitando alcuni relatori competenti. Sarebbe poi bello che tutti coloro i quali hanno a che fare con una delle tematiche specifiche si ritrovino per fare una verifica e un confronto a partire dalle indicazioni date dall’arcivescovo nel testo della proposta pastorale.

Nell’introduzione l’Arcivescovo individua come pericolo e deriva della cultura moderna l’INDIVIDUALIMO. Esso porta l’uomo a chiudersi in sé stesso e a ritenersi padrone e arbitro insindacabili della propria esistenza. Questo modo di pensare è sintetizzabile nell’aforisma: “La vita è mia e ne faccio quello che voglio”. Questo pensiero porta ad eliminare e sopprimere le domande fondamentali della vita: da dove veniamo (nascita) e dove andremo (morte). È spegnere quella ricerca di senso che dà significato alla vita stessa.

Contro l’individualismo Gesù ci insegna a riconoscere la vita come un DONO. Un dono ricevuto che siamo chiamati a ridonare per il bene di altri. “Il discorso di Gesù chiama alla fede e la fede non si riduce a una convinzione, ma è la relazione di cui viviamo: la vita, infatti non si limita a un fatto fisico di un organismo che funziona, ma è relazione che chiama a vivere, è dono, è grazia”.

L’Arcivescovo conclude proponendo due antidoti contro l’individualismo: la RICONOSCENZA e la CARITÀ. Possiamo quindi porci queste due domande: Sappiamo rendere grazie per il dono della vita?

Facciamo della nostra vita un dono d’amore per gli altri fratelli?