Parrocchia di Magnago

La casa parrocchiale di Magnago: ex residenza dei Nobili Della Croce

di Antonio
Magnago – La Casa Parrocchiale

La casa parrocchiale, situata in piazza Pio IX, ha rilievo storico e culturale per la comunità di Magnago poiché residenza, da fine ’500 e fino all’inizio del ’900, dei Nobili Della Croce, di antica stirpe milanese. Le origini della famiglia sono fatte risalire alla Prima Crociata, quando il 15 luglio 1099, Giovanni da Rho issò per primo sulle mura di Gerusalemme la bandiera con la croce rossa dell’esercito cristiano, e da lì in poi fu chiamato Giovanni della Croce. La famiglia da lui generata, la “Della Croce”, divenne una delle più importanti tra le casate nobili milanesi; lo stemma reca una Croce Rossa Biforcata in campo bianco.

I Nobili Della Croce erano stati i feudatari di Magnago avendo acquistato, con Gio. Giacomo Della Croce, il 1° settembre 1652 il feudo, ed è stato il primo Della Croce che sappiamo residente a Magnago. Già prima di questa data, nella storia del paese ebbero diversi chierici e parroci, come Giovanni Rodolfo, che volle in parrocchia nel 1504 i Serviti, e Baldassarre, per parecchi anni Rettore della chiesa di Santa Maria. Nella chiesa parrocchiale, nei primi due pilastri centrali della navata, ci sono due nicchie in marmo policromo, del XVIII secolo, nelle quali si trovano due statue: una rappresenta l’Ecce Homo, l’altra San Michele Arcangelo; in queste statue, già presenti in un inventario dei beni della chiesa del 5 agosto 1748, è inserito nel basamento lo stemma della famiglia Della Croce. Anche nella chiesa di Santa Maria si trovano due manufatti che recano scolpita la croce a otto punte: una sul fregio sinistro posto sulla volta della Cappella Maggiore e una sull’acquasantiera di destra nella parete di fondo della chiesa.

L’edificio di Piazza Pio IX è stato la dimora del Ramo dei Della Croce facente capo a Giovannino, vivente nel XIV secolo, la cui discendenza a Magnago si estinse con Giuseppe nel 1920. Giuseppe Della Croce è stato sindaco di Magnago dal 1906 al 1909.

Il fabbricato attuale risale alla prima metà del Settecento. Certamente vi era già un fabbricato più antico; lo testimonia la porzione di pavimento in cotto che si trova nella sala parrocchiale, un metro sotto l’attuale pavimento. Nel 1913 il parroco don Francesco Checchi acquistò dal Conte Giuseppe Della Croce, la “Casa da Nobile” e la trasformò in Casa Parrocchiale. In archivio ci sono il contratto di vendita e la descrizione della Casa: “Ingresso dal Piazzale della Chiesa, mediante Portone Bugnato in arco volto (ad arco) – due ante arcuate con portello (…) serratura a chiave. Andito (passaggio) in suolo selciato con trottatore – pareti rebboccate e stabilite – soffitto di travetti (…) Portico in tre campate con due colonne di granito e capitelli in pietra di Saltrio – una di dette colonne è provvista di anello di ferro con rampini per attaccare le corde delle tende”. Tutto questo corrisponde ancora oggi. Dalla relazione della “Casa da Nobile” del 1741, oltre alla minuziosa descrizione di locali, ornamenti, porte, soffitti, camere, sappiamo che al piano superiore esisteva “un locale comodo”, ovvero il bagno. In un altro documento, è scritto: “v’è il luoghetto del sedere con pozzo annesso”. Questa era, all’epoca, una comodità che solo i benestanti potevano permettersi, mentre per i comuni mortali, il “locale” si trovava nel cortile, accanto alle stalle. Negli anni ’70 del Novecento la Casa andò in decadenza, e il parroco dovette trasferirsi nei locali sopra la sacrestia, fino al 1985, quando la Parrocchia si assunse l’impegno del “restauro e destinazione a servizi di utilità collettiva della settecentesca casa parrocchiale”. Il progetto di risanamento mantenne il rispetto di forme e stili originali, poiché la casa è riconosciuta di valore storico e artistico dalla Soprintendenza ai Monumenti. Si recuperò l’abitazione per il parroco, con camere a disposizione degli ospiti, e, parte più rilevante e di interesse pubblico, la realizzazione al piano terreno degli uffici parrocchiali, l’archivio e una sala riunioni ad uso della comunità, per far sì che l’edificio costituisse il centro della vita parrocchiale. L’inizio dei lavori fu benedetto dal Cardinale Carlo Maria Martini durante la Visita Pastorale del 22 dicembre 1985, e nell’occasione fu posta una lapide nella facciata della casa a ricordo della Visita. Lo stile architettonico è quello delle dimore signorili di inizio del 1700, un edificio di carattere nobile: lo testimoniano le buone proporzioni e le decorazioni, come il colonnato, i balconi in ferro battuto ed anche, rara testimonianza giunta sino ad oggi, le due preziose meridiane che possiamo vedere nella facciata rivolta verso il giardino.

Magnago, 1920 circa. Il “Giardinone”. In fondo: la Chiesa col vecchio campanile, a sinistra si può vedere la Filanda con il “caminone” (ciminiera).

L’interno dell’abitazione è di un certo pregio, specialmente nelle porte e nei sovrapporta dipinti, oltre che in alcuni particolari architettonici: soffitti con travi a vista a cassettoni con inseriti ornamenti. L’esterno ha due facciate, una rivolta verso la piazza, con l’ordinata disposizione delle aperture, l’altra facciata che dà verso il giardino. Acquistato nel 1847 da Ferdinando Della Croce, “ul giardinòun”, com’era chiamato dai magnaghesi per le sue grandi dimensioni, si estendeva all’epoca all’interno dalle attuali via San Gaetano e via Asilo, e giungeva sino alla “cappelletta” all’incrocio con viale Rimembranze, come si può vedere in alcune fotografie storiche. La “cappelletta”, che esiste ancora oggi, è documentata nel Catasto Teresiano del 1722.  Il “Giardinone” era nella parte iniziale, quella in cui ci troviamo oggi, piantumata con essenze vegetali decorative (magnolie, tasso, roseti, ecc.) e, a seguire, coltivata a frutteto e vigneto. Oggi questa facciata interna, conserva ancora intatti i propri caratteri specifici e originari, dandoci testimonianza di un gusto e di un modo di vivere ormai passati, ma ancora presenti come valore culturale collettivo.