Don Luigi Annoni fu un assiduo e attento redattore del Liber Cronicon, sul quale riportò numerose notizie parrocchiali e civili. Contribuì all’emancipazione dei suoi parrocchiani. Si interessò delle rivendicazioni dei contadini nei confronti dei fittavoli, e degli operai nei confronti dei padroni degli stabilimenti. A Bienate in quegli anni iniziava la trasformazione del lavoro agricolo e nascevano le prime fabbriche, l’alternativa al lavoro nei campi.
Nel 1898 inizia la costruzione di “un stabilimento meccanico” (tessitura). Lo stabilimento viene benedetto dal parroco e aperto ufficialmente nel 1899.
L’inverno del 1901 fu particolarmente rigido; il parroco scrive che il 28 febbraio era ghiacciata l’acqua nel battistero, e, per poter battezzare una bambina si dovette rompere il ghiaccio con “scopello e martello e farlo liquefare al fuoco entro una padella”.
Nel 1903 iniziò la costruzione di uno “Stabilimento meccanico di forza elettrica (50 cavalli circa)”. Il 28 maggio arrivarono “dalla Germania 14 telai”, in seguito sarebbero arrivati a 120. Scrive il parroco che “circa 200 contadini presenziarono alla misurazione del terreno dove sorgerà lo stabilimento, tanto è vivo in tutti il desiderio di avere una tessitura in paese”.
La Benedizione dello Stabilimento fu fatta il 18 ottobre, con la presenza di Tenconi Valentino.
La popolazione di Bienate nel 1903 era di 1066 abitanti; gli emigrati nel 1902 sono stati 42.
Il 6 gennaio 1904 viene accesa la prima lampadina elettrica a Bienate, sulla strada che immette a Magnago, davanti allo “stabilimento meccanico”, che si trovava nell’attuale via Armando Diaz.
Nello stesso anno, 14 ottobre 1904, si terminò l’impianto “di illuminazione elettrica” in chiesa.
Il 15 novembre 1905 il coadiutore di Bienate, don Giuseppe Croce, aprì una scuola serale nel salone dell’oratorio; “circa 60 giovani vi accorsero e tutto il paese ne fu contento di questa iniziativa da cui si spera molto profitto”. Poi però l’iniziativa non andò nel modo previsto, infatti, continua il parroco: “l’effetto sortito fu disastroso, per la diversità di età e mancanza di rigorosa sorveglianza”.
Il 17 gennaio 1906 s’inaugurò “la illuminazione elettrica per le vie del paese”. La Società Elettrica Alto Milanese installò 46 lampade da 32 watt: 12 a Bienate, 17 a Magnago, 17 a Vanzaghello.
Il tetto della chiesa aveva bisogno di riparazioni e nel 1908, sistemata la copertura, fu corrisposta a Pastori Gaetano, di Magnago, la somma di lire 45.
Nel 1909 don Annoni fece diversi lavori nella chiesa: fu rimesso a nuovo l’Altare Maggiore e i due laterali con i capitelli e ornati, fu sostituita la portina del Tabernacolo, si fece l’indoratura dell’altare della Beata Vergine, e attorno alla statua fu messa una cornice di metallo indorato e chiusa con una lastra di cristallo. Anche all’altare del Crocefisso si fecero una serie di lavori di argentatura e doratura, il tutto per una spesa di “più di 2000 lire”.
Il 14 aprile 1910 moriva il parroco don Luigi Annoni per cardiopatia, assistito dal parroco di Magnago don Pietro Agostoni.
Il 5 luglio 1910 vi furono i concorsi per le parrocchie vacanti, e, su invito del Cardinale Andrea Ferrari, partecipò il sacerdote don Edoardo Baroni, coadiutore a San Macario, dove aveva esercitato il suo ministero sacerdotale per 17 anni, dal giugno 1893 (anno dell’Ordinazione) al settembre 1910, e in quella occasione fu nominato parroco di Bienate.
Il 25 settembre 1910 fece il solenne ingresso in parrocchia il nuovo parroco don Edoardo Baroni, accompagnato dal popolo, dal prevosto di Dairago e dai parroci viciniori.
Da San Macario a Bienate “si venne in elegante automobile” del signor Bezzera, proprietario terriero a Bienate. A quel tempo erano “i primi automobili” che circolavano, e, ricorda don Baroni, suscitarono grande meraviglia nel popolo. L’ingresso in paese avvenne attraverso una grandiosa Porta Trionfale simile alla Torre Eiffel, “artisticamente preparata”. Dopo pranzo vi fu il concerto del Corpo Musicale di Busto Garolfo. La festa terminò alla sera con una solenne processione per le vie del paese con “grande illuminazione elettrica”.
Passate le feste, gli auguri, i complimenti, iniziarono le dolenti note: spese e debiti.
Il novello parroco subito si trovò a che fare con un grosso problema: don Annoni, morendo senza testamento, lasciò erede la sorella delle proprietà dell’oratorio maschile, dell’asilo, e della casa del coadiutore. Il parroco afferma: “rimasi spaventato” da questo grosso problema da risolvere, “quasi deciso a rinunciare alla parrocchia”.
Dopo numerose dispute il parroco fece valutare gli stabili, si fece un’offerta alla sorella, ma questa rifiutò; lei voleva un vitalizio perpetuo. Dopo parecchio tempo, con la mediazione del Prevosto di Dairago, Boschetti, cedette tutto al parroco in cambio di 150 lire al mese fino all’estinzione del valore degli stabili.
Don Baroni fu un sacerdote d’animo semplice e di fede profonda; doti che hanno contraddistinto il suo mandato nella parrocchia di Bienate. Non fu sicuramente un costante redattore del Cronicon, libro dal quale si traggono le notizie storiche della vita spirituale e sociale della parrocchia, ma sviluppò varie iniziative sociali tra cui la Cooperativa Edificatrice di Consumo, di cui fu uno dei fondatori. Nel 1938 don Edoardo Baroni rinunciava alla parrocchia e si trasferiva a Bosco Valtravaglia, dove moriva il 4 novembre 1939.