La Pasqua come Dono e come Scelta

Per chi crede, l’evento centrale della storia è sicuramente la morte e la risurrezione di Gesù.

Questo fatto realmente accaduto, provoca oggi un effetto nella nostra vita?

Qualche tempo fa, leggevo che la fonte di alcuni malesseri dell’uomo contemporaneo sta nell’aver smarrito il significato di molte delle cose che fa, per questo è necessario rispondere alla domanda:
Cosa è per me la Pasqua? 

Provando a rispondere possiamo notare come la Pasqua possa essere da noi spiegata in diversi modi, dando dei significati diversi, ma quali di questi è quello vero? D’istinto, piuttosto che farci delle domande che possono diventare inquietanti, preferiamo stemperare tutto nell’inconsapevolezza di una festa priva di contenuti che ci consente di andare tutti spensieratamente d’accordo.

Andare d’accordo è bello ma andare d’accordo sul niente è insensato.

Proviamo allora a cercare il vero significato della Pasqua.

Essere cristiani vuol dire aver accolto il fatto che Gesù è oggi veramente, realmente e corporalmente Vivo. Tutto il resto nel cristianesimo, l’attenzione ai poveri, l’amore per la giustizia e la pace, la speranza di una vita futura, necessita di questo fondamento. L’ identità cristiana non si gioca sulle idee o sui valori ma sulla risurrezione di Cristo.

La Pasqua per sua natura è quindi una festa provocatoria perché impedisce la neutralità a proposito di Gesù, non si può scendere a compromessi su questo fatto e non si può evitare di prendere una posizione. L’evento Pasquale ci porta ad una provocazione coinvolgente perché non c’è di mezzo solo la risurrezione di Cristo ma c’è di mezzo anche la nostra risurrezione.

Scriveva don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta in odore di santità:
“Pasqua è la festa dei macigni rotolati, non è la festa del ristagno… Ognuno di noi ha il suo macigno, una pietra enorme messa all’imboccatura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo, che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della malattia, della miseria, dell’odio, della disperazione, del peccato.
Pasqua allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo del terremoto che contrassegnò la prima Pasqua di Cristo.”

Credere nella risurrezione e rimandarla al futuro non basta. 

La Speranza non è nel passato o nel futuro, è qui e ora. 

La Pasqua di Gesù ci consegna oggi vitalità, energia, forza e creatività per combattere il male e le ingiustizie.

Don Luigi Maria Epicoco commentando il vangelo di Luca scrive:
“Ciò che dovrebbe suscitare la Pasqua è anzitutto gioia, siamo così abituati alle cose brutte che quando finalmente accadono le cose belle immediatamente ne diffidiamo pensando che possono essere delle illusioni.
Vivere la Pasqua significa capire che ciò che Gesù è venuto ad annunciarci non è un’illusoria speranza sul futuro, non è un palliativo psicologico ma il fatto concreto che si trova qui nel presente e non in un vago futuro. La risurrezione non riguarda la vita eterna dopo la morte, intesa come vita che inizia dopo questa vita, ma come vita che essendo eterna significa che è già qui adesso.
Cristo è vero adesso o non è vero. Ma se è vero adesso allora tutto cambia. Non dobbiamo quindi raccontarci storie per incoraggiarci a resistere nel presente in attesa di un futuro migliore, ma dobbiamo accorgerci (e questo è un dono che va chiesto!) che tutto quello che rende la vita bella è esattamente qui ora. Gesù è una Speranza del presente, non del futuro.”

Proviamo a pensarci e a crederci per poter diventare come Pietro e Giovanni, che vediamo raffigurati nell’immagine mentre corrono al sepolcro, Testimoni Credibili del Signore Risorto…