Siamo nuovamente nel tempo di Quaresima e nonostante i buoni propositi si potrebbe con facilità cadere nella consuetudine e nella scontatezza, invece il Signore ancora una volta sceglie di venirci incontro perché non si stanca e mai si stancherà di farlo. La parola chiave di questo tempo è “Conversione”, tutti noi ne abbiamo sentito parlare ma cosa significa veramente Convertirsi?
Ho sempre pensato che la Conversione sia direttamente proporzionale alla Penitenza, perché in questo tempo la Chiesa ci invita a farla ma sarebbe riduttivo anche solo pensare che tutto possa risolversi in questo modo.
La Penitenza è uno degli strumenti che può aiutarci a raggiungere la meta ma non è mai fine a sé stessa, il punto è che la bellezza dell’Amore di Dio è da sempre a disposizione dell’Uomo ma spesso non è percepita.
Nell’insegnamento di Gesù non troviamo nulla di recente ma ci viene continuamente rivelato ciò che è da sempre, si tratta allora di essere come quel padrone di casa che sa estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche, ci viene chiesto cioè di compiere un passo ulteriore, di fare un’azione, un movimento, una scoperta che ancora una volta può cambiare la nostra vita. Per capire di cosa si tratta può esserci di aiuto il commento che P. Ermes Ronchi fa del Vangelo di Matteo (4 17-23).
“La parola inaugurale di Gesù, premessa a tutto il Vangelo è: convertitevi. E subito il «perché» della conversione: perché il regno si è fatto vicino. Ovvero: Dio si è fatto vicino, vicinissimo a te, ti avvolge, è dentro di te. Allora «convertiti» significa: girati verso la luce, perché la luce è già qui, la conversione non è la causa ma l’effetto della tua notte. Immaginavo la conversione come un fare penitenza del passato, come una condizione imposta da Dio per il perdono, pensavo di trovare Dio come risultato e ricompensa all’impegno. Ma che buona notizia sarebbe un Dio che dà secondo le prestazioni?
Gesù viene a rivelarci che il movimento è esattamente l’inverso: è Lui che mi incontra, che mi raggiunge, mi abita Gratuitamente. Prima che io faccia qualcosa, prima che io sia buono, Lui mi è venuto vicino. Allora io cambio vita, cambio luce, cambio il modo di intendere le cose. La verità è che noi siamo immersi in un mare d’amore e non ce ne rendiamo conto. Quando finalmente me ne rendo conto, comincia la conversione. Cade il velo dagli occhi, come per Paolo a Damasco.
Abbandono le barche come i quattro pescatori, lascio le piccole reti per qualcosa di ben più grande.
Gesù passando vide… Due coppie di fratelli, due barche, un lavoro?
No, vede molto di più: in Simone vede Pietro, la roccia su cui fondare la sua Chiesa; in Giovanni intuisce il discepolo dalla più folgorante definizione di Dio: Dio è amore; Giacomo sarà «figlio del tuono», uno che ha dentro la vibrazione e la potenza del tuono. Lo sguardo di Gesù è uno sguardo creatore, una profezia. Mi guarda, e vede in me un tesoro sepolto, nel mio inverno vede grano che matura, una generosità che non sapevo di avere e nel Suo sguardo vedo per me la luce di orizzonti più grandi. I quattro pescatori lo seguono subito, senza sapere dove li condurrà, senza neppure domandarselo: hanno dentro le strade del mondo e il cuore di Dio.
Gesù camminava per la Galilea e annunciava la buona novella. La bella notizia è che Dio cammina con te, senza condizioni, per guarire ogni male, per curare le ferite che la vita ti ha inferto.
Questo è il Vangelo di Gesù: Dio con noi, con amore.”
(Tratto da “Rubriche di Avvenire” 20/01/2021)