Parto da una frase cardine del Vangelo di Martedì 12 Marzo: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge”. E’ il criterio di ogni regola morale sull’uguaglianza che, applicata, risolverebbe un’infinità di problemi che affliggono l’umanità. E’ la Legge che attiva le migliori energie per la realizzazione della fraternità: rispetto, equità, rettitudine (dall’omelia al Vangelo). Che cosa vuol dire adempiere ogni giustizia? Il Magistrato, Rosario Livatino, Beato, morto perdonando i suoi uccisori, rifacendosi ad alcuni passi evangelici dichiara: “La Giustizia deve essere superata dalla carità che è la Legge suprema dell’amore di Dio. Gesù, eleva la carità a condotta obbligatoria; è il salto di qualità che connota il cristiano. La legge di giustizia, fatta dall’uomo, perciò va operata in questo spirito non in termini solo formali”. La giustizia, virtù cristiana e virtù umana in quanto sociale, Livatino non la confonde col giustizialismo che richiede solo uno scambio di equo valore o entità tra un mittente e un destinatario. Ma non è sempre vero che “è giusto ciò che è equo”. La giustizia avrebbe la proprietà di ridistribuire, spostare le risorse umane e materiali da una parte all’altra, per mettere ordine. Il Maestro Don Lorenzo Milani ha sempre affermato e agito di conseguenza a questa affermazione “Non c’è giustizia più ingiusta che fare parte uguali tra diseguali”. Perché offrire lo stesso aiuto, lo stesso bene a persone che hanno punti di partenza diversi rispetto allo stesso obiettivo, di realizzare la propria vita nella libertà e nel bene. Per mettere tutte le persone nella condizione di raggiungere la meta, l’obiettivo è giusto consegnare lo strumento adatto a ciascuno che è diverso unico speciale. Qual è sempre la cosa giusta da fare? Scegliere per decidere è l’agire più difficile. Un Don ha detto: “Metti davanti l’amore di Dio che provvede a mettere ordine nei pensieri e discerni”. Proprio in questo discernere per decidere che ciascuno può trovare il rapporto con Dio, sosteneva il magistrato Livatino. “Rendere giustizia a Dio significa preghiera, dedizione di sé a Dio, affidamento al Signore, ferma volontà di dare a Dio ciò che gli è dovuto.” La parola del Papa:“Quante volte abbiamo invocato e ottenuto giustizia contro un torto ricevuto, pensando che chi sbaglia debba pagare, è giusto che paghi, magari con una condanna stabilita da un tribunale: “chi sbaglia paga. La giustizia di Dio (dice Francesco) è molto più grande: non ha come fine la condanna del colpevole, ma la sua salvezza e la sua rinascita”, il voler rendere in definitiva giusto anche il più ostinato dei peccatori. È una giustizia che viene dall’amore, che si realizza con la compassione e la misericordia che sono il cuore stesso di Dio, Padre che si commuove quando siamo oppressi dal male e cadiamo sotto il peso dei peccati e delle fragilità. La giustizia di Dio, dunque, non vuole distribuire pene e castighi ma, come afferma l’Apostolo Paolo, consiste nel rendere giusti noi suoi figli, liberandoci dai lacci del male, risanandoci, rialzandoci.Portare i pesi gli uni degli altri, guardarsi con compassione, aiutarsi a vicenda, essere solidali con il dolore del fratello: è così che i cristiani sono chiamati ad esercitare la giustizia nella Chiesa e nella società. Per concludere “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia”. Sono giusto se rispetto la dignità di ciascuna persona; rispetto la sacralità della vita di ciascuna persona intervenendo nel valorizzare ciò che di buono c’è nell’altro; se sono disposto al bene nella vita.
La giustizia è la giustizia di Dio: misericordia che salva
di Mara