Estate 1854: a due passi da Valdocco, scoppia il «colera morbus». All’inizio quanti sono colpiti, muoiono; poi 60 decessi su 100 casi. Non si trovano volontari per portare i colerosi nei lazzaretti e per assisterli.
Don Bosco è un uomo di mille risorse e “Balenò alla mente una coraggiosa idea”: 44 giovani accolgono l’invito. Don Lemoyne, primo biografo, racconta: «Avevano appena tempo di prendere un boccon di pane. Quando trovavano un infermo che mancasse di lenzuola correvano da mamma Margherita che somministrava prontamente gli oggetti secondo il bisogno. Un giovane corse a raccontare come un povero malato si dimenasse in un misero giaciglio senza lenzuola. Fruga e trova solo una tovaglia da tavola: “Corri, non abbiamo più nulla”. Si presenta un secondo chiedendo qualche cosa. Che fa quella donna incomparabile? Vola a prendere una tovaglia dell’altare, un amitto, un camice e, con licenza di don Bosco, dà in elemosina anche quegli oggetti. Non fu una profanazione ma un atto di squisita carità».
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