“Evangelii gaudium”: Pastorale in conversione

di Don Alessandro

Dopo “Una Chiesa in uscita” troviamo la “Pastorale in conversione”: ci eravamo lasciati con alcune domande che qui riporto per l’utilità del nostro percorso: Mi sento parte di questa “Chiesa in uscita?” Quanto la Parola di Dio (Primo e Nuovo Testamento) è in me una potenzialità e rinsalda la mia fede e mi rende testimone? So leggere la mia vita, e la vita del mondo in cui vivo, coinvolgendomi, accompagnando, lasciando fruttificare e lodando Dio?

Cercando di rispondere a queste domande guardiamo alle parole del Papa: “Ora non ci serve più una semplice amministrazione” (EG n. 25). Citando san Paolo VI leggiamo: “Occorre confrontare l’immagine ideale della Chiesa, quale Cristo vide, volle ed amò, come sua Sposa santa e immacolata (Ef 5, 27), e il volto reale, quale oggi la Chiesa presenta (…). Deriva perciò un bisogno generoso e quasi impaziente di rinnovamento, di emendamento cioè dei difetti, che quella coscienza, quasi un esame interiore allo specchio del modello che Cristo di sé ci lasciò, denuncia e rigetta” (Ecclesiam suam, 6 agosto 1964, nn. 611-612).

Dobbiamo dunque guardare a tutta la Chiesa, anche alle sue strutture perché siano riformate in senso missionario perché si attui una vera pastorale ordinaria “in uscita”: “Gesù offre la sua amicizia” (EG n. 27). Pensiamo alla Parrocchia: essa non è un’istituzione ormai sorpassata, semmai è da aggiornare perché rimanga in contatto con le famiglie e la vita del popolo di Dio, perché sia comunità di comunità, “santuario per gli assetati” e pronta all’invio missionario. Anche le altre realtà ecclesiali (comunità di base, piccole comunità, movimenti e associazioni…) sono una ricchezza per evangelizzare tutti gli ambiti e settori della vita: occorre custodire e incrementare un contatto reciproco. Allargando sempre più l’orizzonte pensiamo alle Chiese particolari (diocesi…): anch’esse devono vibrare di anelito missionario per annunciare Cristo in ogni luogo, in ogni periferia e contesto socio culturale: “esorto anche ciascuna Chiesa particolare ad entrare in un deciso processo di discernimento, purificazione e riforma”, afferma Papa Francesco (EG n. 30). In esse il Vescovo ha una speciale responsabilità, così come il Papato e la stessa Curia romana.

La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale “si è sempre fatto così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità (…). L’importante è non camminare da soli, contare sempre sui fratelli e specialmente sulla guida dei Vescovi, in un saggio e realistico discernimento pastorale” (EG n. 33).