Discese agli inferi. Il terzo giorno risuscitò da morte.

«Il racconto evangelico non dice niente sul momento della Risurrezione. L’iconografia segue fedelmente questo silenzio col più grande rispetto del mistero. Così, seguendo le Scritture, le due sole composizioni iconografiche della Resurrezione sono la Discesa agli Inferi e le Donne Mirrofore al Sepolcro. Sono le due sole icone della Festa di Pasqua». Pavel Evdokimov

Anastasis dipinta dal Giovanna Laurenti

L’icona che ci accompagnerà dall’ambone della chiesa di Magnago nel Tempo di Pasqua è la Discesa agli Inferi, ispirata da una miniatura di un codice miniato armeno (conservato nel museo Matenadaran, a Erevan).

L’iscrizione è in greco e c’è scritto L’Anastasis, parola greca che significa Resurrezione.

Le icone della Discesa agli Inferi riprendono la descrizione del momento in cui Gesù discende agli inferi e poi risale, raccontato nel Vangelo apocrifo di Nicodemo.

A sinistra vediamo l’oscura grotta, che rappresenta gli Inferi, come avevamo già visto nell’icona della Natività (cfr. articolo «Veniva nel mondo la luce vera», dicembre 2021).

Dalla grotta escono la progenitrice Eva, col manto rosso e le mani velate in segno di rispetto; Giovanni Battista il precursore, che indica l’Agnello, gesto di testimonianza; re David, con barba e capelli bianchi, con suo figlio re Salomone, entrambi con la corona e abiti regali; due giusti, in rappresentanza di tutti i giusti liberati.

Davanti a loro c’è Adamo: Gesù, afferrandolo per il polso, lo trascina fuori dal sepolcro, trascinando con lui tutti i giusti presenti negli Inferi.

«A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato…» (Rm 5,12); ma «come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita». (1Cor 15,22)

Sotto ai piedi di Gesù vediamo le ante della porta dell’inferno disposte a croce: poiché Satana si è rifiutato di aprire la porta, Cristo l’ha divelta.

È vestito con la tunica arancione con la crisografia (criso= oro) e col manto bianco perché lui è la Luce. Regge la croce, simbolo di salvezza.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica contiene un paragrafo (numeri 632 – 637) intitolato Cristo Discese agli Inferi in cui viene spiegato che nel Nuovo Testamento viene detto più volte che Gesù è risuscitato dai morti: significa quindi che prima di risorgere ha conosciuto la morte come tutti gli uomini. Però Gesù è sceso nel regno dei morti come Salvatore, proclamando la Buona Novella e liberando i giusti che lo avevano preceduto e portando quindi a pieno compimento l’annunzio evangelico della salvezza.

«A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto:
Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri,
ha distribuito doni agli uomini.
Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose». (Ef 4,7-10)