L’Equipe Notre Dame: un aiuto concreto alla fedeltà

di Don Alessandro

“Le END sorgono in Francia nel 1938-39. Quattro coppie di sposi e un giovane prete parigino, l’Abbé Henri Caffarel, iniziano ad incontrarsi periodicamente per approfondire il significato del sacramento del matrimonio e ricercare il senso del loro essere coppie cristiane nella quotidianità, nella società. Terminata la guerra, i gruppi (equipes) si moltiplicano e sviluppano un’organizzazione. L’ispirazione di padre Caffarel, e la riflessione con i primi “equipiers”, porta progressivamente in luce un comune metodo per le coppie desiderose di vivere il loro amore profondamente radicato in Cristo” (dal Sito della Diocesi di Milano).

Mi è stato proposto di diventare “Consigliere Spirituale (=CS)” quattro anni fa: da allora ho accompagnato e sono stato accompagnato da cinque coppie di sposi cristiani crescendo nella conoscenza reciproca, nell’affetto e nella consapevolezza di avere ricevuto un dono, la vocazione, che è da custodire, approfondire e incrementare nella fedeltà dell’amore di Gesù.

In questi anni gli incontri mensili (le “Equipe”) ci hanno aiutato, a me prete e alle coppie di sposi, a camminare sulla via della fedeltà di Dio, anzitutto: le coppie hanno approfondito la loro specifica spiritualità, io personalmente la spiritualità del pastore che cammina con il gregge; abbiamo approfondito il dono della fede, che poi è sostegno alla fedeltà reciproca, lasciandoci interrogare dalla Parola di Dio, letta e pregata insieme; abbiamo riscoperto che la fedeltà apre ad una rete di relazioni di amicizia, stima, affetto e servizio (anche a partire da chi ci è vicino) che nutre e della quale si nutre. È un vero e proprio cammino verso la santità, verso Dio, condividendo uno stile di vita come fratelli e sorelle, mettendo in comune anche ciò che non va, le nostre fragilità, per confrontarci ed essere sostenuti dall’esempio reciproco e da una parola buona, dal fatto che si può contare gli uni sugli altri: l’END porta nelle nostre vite quell’acqua e quella luce che provengono da Dio e a Lui guidano, nel grande lavoro di deporre l’IO accentratore per accogliere la parola nuova del volto dell’ALTRO sposo, sposa, prete. Questa fedeltà genera il dare, il donare: i nostri doni più grandi sono il tempo, la gentilezza e anche il conforto per chi ne ha bisogno.

Sembra un sogno tutto questo, un’ideale irraggiungibile: in realtà come dice il nostro “babbo” Damiano (affettuosamente lo chiamiamo così un po’ perché è il più… anziano e saggio, un po’ perché assomiglia a un Babbo famoso…) “Questi sono sogni fatti di giorno che, prima o poi, si realizzano”.

Adele ed Elio, Damiano e Maria, Marilena e Silvano, Dante e Milena, Beppe e Franca e don Alessandro dell’END di Erba.

Ecco le testimonianze di tre coppie dell’Equipe di Erba.

Perché siamo nell’END?
Questa domanda ci fa ritornare con la mente alle origini del nostro cammino di coppia.
Siamo entrati nell’Equipe Notre Dame pochi mesi dopo le nozze.
Il sacerdote che ci aveva preparato al matrimonio, ci aveva suggerito di partecipare a degli incontri che volevano approfondire la spiritualità di coppia. Una sera d’estate, suonano alla nostra porta. Era una coppia mai vista prima, che si diceva mandata da quel sacerdote che conoscevamo, e ci invitava ad un incontro a casa loro con altre coppie ed un sacerdote: “noi prepariamo un primo piatto, voi portate qualche panino. Per il resto … venite e vedrete”
Un po’ titubanti abbiamo accettato, armati di coraggio vi abbiamo partecipato e seppur con qualche iniziale difficoltà, siamo dopo poco entrati nel Movimento dell’Equipe Notre Dame. Con quelle coppie è iniziato l’approfondimento della nostra vita di fede in coppia, del nostro essere coppia cristiana guidata e sostenuta dal Signore, arricchita dall’esperienza umana e di fede del sacerdote che vi partecipava.
Abbiamo capito che la nostra coppia non poteva “vivere di rendita” nella fede, che era indispensabile alimentarla non solo con la S. Messa domenicale e qualche altro sporadico momento di catechesi …
Per camminare insieme come coppia era necessario approfondire con costanza le ragioni della nostra fede, viverla innanzitutto nella nostra coppia ed accrescerla confrontandoci con altre coppie cristiane.
Un cammino lungo, sono ormai 39 anni, ma sempre in atto ed in evoluzione, che ci ha fatto scoprire che oltre ad una preghiera personale è bello vivere anche un momento di preghiera in coppia e meditare insieme la Parola di Dio; che i nostri problemi di coppia si affrontano meglio se chiediamo aiuto al Signore; che è bene trovare un tempo per parlarsi sotto lo sguardo del Signore, facendo il punto della nostra vita insieme; che accanto a noi ci sono amici sinceri che hanno magari già vissuto le nostre inquietudini e che possono aiutarci ad affrontarle, anche pregando per noi!
Un cammino che ci ha formato ed aperto a nuovi servizi ed esperienze pastorali, che continua ad arricchirci e a stimolarci dandoci sempre nuove opportunità di approfondimento, conoscenza e confronto con tante altre coppie che vogliono vivere con la loro famiglia secondo gli insegnamenti del Vangelo, sia sul nostro territorio che in incontri nazionali ed internazionali.
Per noi conoscere l’END è stata una grandissima opportunità per la quale ringraziamo sempre il Signore.

Elio e Adele

Il nostro matrimonio è un bene prezioso: l’END ci consente di valorizzarlo come sacramento e ci fornisce gli strumenti necessari perché possiamo, in coppia, progredire nel cammino verso la santità. Di gente che pensa di essere perfetta è pieno il mondo. Noi non lo siamo e siamo in équipe proprio per questo, con altre coppie con le quali condividere uno stile di vita: ti riconosco amico e fratello e mi fido a metterti davanti le mie fragilità, sicuro che le accetterai al punto che mi racconterai le tue. Con questo impegno i nostri giorni diventano sempre più, come dice Francesco, un arcobaleno.

Marilena e Silvano

Il bene di un’equipe è questo: che ci si aiuti vicendevolmente ad appartenere a Dio.
Uomo e donna: due corpi, due voci, due stili, due forme di tenerezza, di parola, di autorità.
Paternità e maternità: due modi di dare la vita, di riceverla e di continuare a farlo, l’uno con l’altro, l’uno grazie all’altro.
Deporre l’Io: l’Io accentratore, così come si depone il tiranno, l’antagonista.
E la parola nuova davanti il volto dell’altro, un volto da capire, da rispettare, da accarezzare, in cui contemplare lo sguardo di chi ti contempla.
Il dare è così spesso considerato in termini di cose che diamo, ma i nostri doni più grandi sono il tempo, la gentilezza e anche il conforto per chi ne ha bisogno.
Quei sogni fatti di giorno che, prima o poi, si realizzano

Damiano e Maria