Carità, la scelta del servizio

di Simonetta

«Ogni comunità cristiana deve sapere che non solo i deboli hanno bisogno dei forti, ma che questi ultimi non possono essere veramente uomini senza i primi»

D. Bonhoeffer

La società contemporanea è portata ad agire spinta dal fenomeno dell’individualismo: pensare alla realizzazione personale, facendo fatica a gettare lo sguardo verso un orizzonte che non sia solo quello privato.

Le aspettative di felicità sono principalmente rivolte ai traguardi nella nostra carriera, alla qualità del nostro inserimento nella cerchia di persone che ci interessano, alla cura del nostro benessere.

L’attenzione al povero ha a che fare con la nostra umanità, con una vita degna di essere vissuta. Educare all’attenzione al debole è un momento essenziale della crescita personale, della vita cristiana, dell’essere credente.

La relazione di aiuto non solo fa crescere l’altro, ma fa riscoprire la solidarietà verso il prossimo, sforzo attivo e gratuito troppo spesso dimenticato. Il servizio aiuta a non ripiegarsi egoisticamente su di noi. Il passaggio dal gesto della carità all’educazione alla carità deve innanzitutto formare noi stessi: essere vicini a chi ha bisogno, riuscire a far nostra la sofferenza di chi da solo non riesce più a trovare speranza.

Dobbiamo sentirci chiamati ad operare nella comunità, ognuno nel proprio ambito e con le proprie capacità, per concretizzare itinerari di speranza e di vita comune. Il passaggio fondamentale dal dono di cose o di soldi allo impegno personale, fino alla condivisione della propria vita con quella dei poveri, è il segno che la beneficenza si è mutata in carità.

“La carità evangelica, poiché si apre alla persona intera e non soltanto ai suoi bisogni, coinvolge la nostra stessa persona ed esige la conversione del cuore. Può essere facile aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente.
Accogliere il povero, il malato, lo straniero, il carcerato è infatti fargli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie, nella propria città e nelle proprie leggi.
La carità è molto più impegnativa di una beneficenza occasionale. La prima coinvolge e crea un legame, la seconda si accontenta di un gesto”.
(Evangelizzazione e testimonianza della carità, CEI 1990)

La carità – qualcuno ha detto – ha due mani: una restituisce un cuore ai due terzi della società che sta bene ed una ridona dignità alla vita di un terzo che sta male.


RINGRAZIAMENTI

La Caritas Bienate-Magnago ringrazia:

Il Vecchio Forno (fam. Mappelli) e La Casa del Pane (fam.Gaudino) che da anni non fanno mai mancare il pane ai nostri assistiti.

La Pizzeria da Vito, che quest’anno ha donato le pizze ai bambini e bambine delle famiglie sostenute dalla Caritas Parrocchiale.

L’impresa Santambrogio per la fornitura di pasta.