“Evangelii gaudium”: alcune sfide culturali

di Don Alessandro

Proseguendo la presentazione del documento papale, il Pontefice parla di “Alcune sfide culturali”:

  • la diffusa indifferenza e il relativismo (una voce tra le tante, con pari autorevolezza) sia nei confronti della Chiesa che nella società, nella quale sembra che manchi un progetto comune (EG 61);
  • l’importanza di una esteriorità e di una visibilità (pensiamo all’utilizzo massiccio dei social anche da parte della Chiesa e dei membri della Chiesa, laici o consacrati che siano) a scapito di una seria interiorità (EG 62): si assiste a quella che il Papa indica come “globalizzazione di un’etica debole” (cioè una diffusissima mancanza di riflessione e di azione sorretta da motivazioni serie e profonde);
  • le sfide che provengono da nuovi movimenti religiosi fondamentalisti (che esasperano posizioni e toni che arrivano allo scontro, sia verbale che non), la poca accoglienza delle nostre comunità e l’eccessiva burocratizzazione e sacramentalizzazione (più attente a difendere recinti, ad agire secondo prassi ormai superate, a puntare solamente sui momenti celebrativi) a scapito di una reale ed efficace evangelizzazione (essere testimoni al di fuori della comunità cristiana e a partire da essa, EG 63);
  • una secolarizzazione che relega la fede e la Chiesa solamente in ambiti privati, la negazione della trascendenza (l’aldilà), la superficialità nell’affrontare i problemi morali (si hanno troppe informazioni da elaborare e troppa parzialità, senza nessuna autorevolezza riconosciuta), la mancanza di educazione come la formazione ad un pensiero critico dentro un percorso di maturazione nei valori (EG 64).

Dentro questo contesto Papa Francesco afferma, però, che “la Chiesa è ancora una istituzione credibile, anche se costituita in minoranza”: essa viene apprezzata particolarmente in alcuni ambiti, come per esempio la carità, anche se dovrebbe essere apprezzata in tutti gli ambiti proprio perché, come affermava San Paolo VI, essa è “esperta di umanità” (EG 65).

Il Papa parla anche della famiglia e del matrimonio: queste due istituzioni, cellule della società, vivono una crisi a più livelli perché generalmente si cede più al sentimentalismo e all’appagamento di sé che non all’impegno per l’altro così che si vive, esiste e resiste non più dentro un progetto comune, condiviso e vissuto come sacrificio, cioè reso sacro come sacro è Dio (EG 66).

Infine un paragrafo è dedicato all’individualismo post-moderno e globale: “favorisce uno stile di vita che indebolisce lo sviluppo e la stabilità dei legami tra le persone, e che snatura i vincoli familiari. L’azione pastorale deve mostrare ancora meglio che la relazione con il nostro Padre esige e incoraggia una comunione che guarisca, promuova e rafforzi i legami interpersonali” (EG 67).

Sono tante le sfide che ci attendono: con coraggio, fiducia e fede rinnovata chiediamo al Signore di affrontarle con la consapevolezza di non essere soli e di poter contare sul suo Spirito, quello dei sette doni.