Continua il nostro viaggio alla scoperta della Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium”, testo fondamentale per riflettere e sulla nostra testimonianza cristiana nel mondo contemporaneo.
Il Capitolo II si intitola: “Nella crisi dell’impegno comunitario”. Fin da subito Papa Francesco è critico verso una eccessiva analisi diagnostica della situazione attuale della Chiesa perché si fermerebbe a uno sguardo puramente sociologico: la linea deve essere quella di un “discernimento evangelico”, cioè dello sguardo di un discepolo missionario “nutrito della luce e della forza dello Spirito” (EG 50).
Le comunità devono avere la “capacità di studiare i segni dei tempi” (Paolo VI, Ecclesiam suam 19) per assecondare le mozioni buone dello Spirito santo: il Papa elenca alcune sfide del mondo attuale (EG 52-56) che vanno dai progressi (nella salute, nella educazione e nella comunicazione) senza però lasciare indietro nessuno, a un’economia che tende ad essere esclusiva e trasforma l’uomo in un bene di consumo, dalla globalizzazione dell’indifferenza come forma di difesa di “standard di vita” alti e solo per alcuni, ad una nuova idolatria del denaro che sostituisce il primato dell’essere umano, da una corruzione ramificata ad una evasione fiscale egoista, dalla mancanza di etica (considerata troppo umana) all’espulsione di Dio (pericoloso perché non manipolabile). Chiude queste prime sfide la citazione di San Giovanni Crisostomo: “Non condividere i propri beni con i poveri significa derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri, ma loro” (De Lazaro Concio II, 6).
In particolare il Papa invita a dire “NO a un denaro che governa invece che servire” (EG 57-58): sente particolarmente urgente questo appello tanto che lui stesso ha avviato una conferenza permanente ad Assisi di economisti e studiosi di tutto il mondo chiamata “Ecomony of Francesco”, ispirata al santo che ha sposato “Madonna povertà” e a modelli di sostenibilità e di equità del passato.
Ma anche il tema della “inequità che genera violenza” (EG 59-60) è sotto i riflettori e l’attenzione del Papa: sembra che il male e la violenza siano la reazione all’esclusione (dalle risorse) e alla inequità (della distribuzione delle risorse) che vive la stragrande popolazione del mondo ormai dentro una struttura sociale ingiusta. L’economia di oggi, e lo vediamo dalle ultime notizie che ci giungono da varie parti del mondo anche vicino noi, è basata sull’esasperazione del consumo e da una corsa alle armi per difendersi da “privilegi acquisiti”.
La coscienza cristiana sta davanti e dentro queste dinamiche e il Papa chiede a ciascuno di noi di non essere né passivi e nemmeno ingenui: chiediamo insieme il dono dello Spirito di consiglio, intelletto e sapienza per saper bel discernere la realtà e scegliere, sempre, la via del Vangelo.