Proseguendo la presentazione del documento papale, il Pontefice parla di “Alcune sfide culturali”:
- la diffusa indifferenza e il relativismo (una voce tra le tante, con pari autorevolezza) sia nei confronti della Chiesa che nella società, nella quale sembra che manchi un progetto comune (EG 61);
- l’importanza di una esteriorità e di una visibilità (pensiamo all’utilizzo massiccio dei social anche da parte della Chiesa e dei membri della Chiesa, laici o consacrati che siano) a scapito di una seria interiorità (EG 62): si assiste a quella che il Papa indica come “globalizzazione di un’etica debole” (cioè una diffusissima mancanza di riflessione e di azione sorretta da motivazioni serie e profonde);
- le sfide che provengono da nuovi movimenti religiosi fondamentalisti (che esasperano posizioni e toni che arrivano allo scontro, sia verbale che non), la poca accoglienza delle nostre comunità e l’eccessiva burocratizzazione e sacramentalizzazione (più attente a difendere recinti, ad agire secondo prassi ormai superate, a puntare solamente sui momenti celebrativi) a scapito di una reale ed efficace evangelizzazione (essere testimoni al di fuori della comunità cristiana e a partire da essa, EG 63);
- una secolarizzazione che relega la fede e la Chiesa solamente in ambiti privati, la negazione della trascendenza (l’aldilà), la superficialità nell’affrontare i problemi morali (si hanno troppe informazioni da elaborare e troppa parzialità, senza nessuna autorevolezza riconosciuta), la mancanza di educazione come la formazione ad un pensiero critico dentro un percorso di maturazione nei valori (EG 64).