Kantamanto Market: l’invasione dei rifiuti tessili in Africa

Siamo le onde, siamo le onde di un mare grande, di un mare grande
Siamo le stelle, siamo le stelle sopra le Ande
Siamo le bande, sopra le Ande

Elisa e Jovanotti

Al mercato di Kantamanto, ad Accra capitale del Ghana, arrivano ogni settimana circa 15 milioni di capi di abbigliamento di seconda mano scartati dai Paesi occidentali.  È uno dei maggiori mercati di abiti usati al mondo (circa sette ettari nel centro della città), fornisce circa 5.000 negozi che danno lavoro a 30.000 persone. Ciò che resta invenduto della “Fast Fashion” (moda veloce) e non può essere reinserito nel mercato viene recapitato qui. Le persone indossano vestiti per due settimane e poi li gettano! I rifiuti non finiscono in America, o in Europa. Arrivano a Kantamanto.

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Il cuore pieno di gratitudine ed emozioni

“Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio.
Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona con amore”

Papa Francesco

L’Associazione “Vasi di Creta Onlus” di Pavia si occupa di custodia sociale per gli anziani residenti nelle case di edilizia popolare.

Quattro anni fa, parte il progetto “Badanti condivise” nelle palazzine Aler della città. Si tratta di un servizio gratuito per persone che, con pensioni sociali o comunque molto limitate, non potrebbero permettersi un’assistenza domestica esclusiva. Il progetto non è nuovo in Italia: lo si sperimenta con buoni risultati in Trentino. Viene invece portato avanti da anni nei Paesi del Nord Europa. L’esperimento costa alle casse del Comune di Pavia circa 35mila euro l’anno. La finalità è quella di mantenere quanto più possibile gli anziani nelle loro case. Spesso sono sopraffatti dal cattivo umore, dalla mancanza di voglia di fare le normali attività quotidiane, dal vedere nero il futuro che li aspetta.

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Donne rinate

Sorridi donna, sorridi sempre alla vita. Sorridi agli amori finiti

Sorridi ai tuoi dolori, sorridi comunque. Il tuo sorriso sarà luce per il tuo cammino, faro per naviganti sperduti

Alda Merini

Per le donne riuscire a riscattarsi da episodi di sfruttamento, maltrattamento e violenza fisica, verbale, psicologica non è mai impresa facile. Tranne poche eccezioni, di base sono lasciate da sole, donne che si ritrovano condannate a un inferno senza fine.

Abbindolate dalla promessa di una vita dignitosa in un mondo apparentemente ricco, dove sembra esserci la possibilità di sviluppare il proprio talento, si trovano in un incubo senza fine visto che i carcerieri sfruttano la loro condizione di clandestinità e illegalità.

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Vivere il Vangelo, nella carità verso i fratelli più sfortunati

…ma spogliò sé stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce… (Filippesi 2,7-8)

Il 12 gennaio si è spento Fratel Biagio Conte, missionario laico che è stato per tutta la vita in “guerra” con l’indifferenza del mondo.

Nato a Palermo nel 1963, figlio di una ricca famiglia di costruttori, sembrava che il destino di Biagio fosse già tracciato. Entra a sedici anni nella più grande impresa edile palermitana: vive quindi negli agi e nella spensieratezza tipica di molti giovani della sua generazione. Poi la svolta. Deluso, forse disgustato dal malaffare, dal decadimento morale, dagli attentati di mafia, sceglie di lasciare tutto; decide di mettersi in cammino da pellegrino, risalendo le regioni dell’Italia fino ad arrivare ad Assisi, da san Francesco.

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Il Natale diverso dei bimbi poveri

«Al diavolo questo felice Natale! Che cos’è Natale per te se non il momento di pagare i conti mentre non hai un quattrino; un momento in cui ti ritrovi di un anno più vecchio ma neanche di un’ora più ricco» disse Scrooge sdegnato…

A Christmas Carol

Il Babbo Natale dei bimbi poveri è particolare: lavora di riciclo, non legge le letterine. Aver fatto il bravo non è un incentivo ad essere accontentato.

Per far felice un bambino basta la sorpresa: non è così. Il Natale dei bambini poveri avrà sempre un sapore diverso. Manca lo stupore negli occhi, la gioia che si sprigiona dallo sguardo nello stringere tra le mani il regalo tanto atteso. Quello chiesto, sognato, esaudito e scartato sotto l’albero. Il Natale dei poveri a volte è un educato accontentarsi: nel pacco regalo non ci sarà di sicuro la bambola vista in tv, ma un peluche ancora in buono stato preparato e confezionato dalle impagabili mani di un volontario. La bicicletta usata (lucidata, adornata di fiocchi per l’occasione) non ha niente di somigliante al modello da cross, cavalcata al parco da quel bambino, un po’ invidiato, che si è esibito in salti ed evoluzioni. La delusione a volte è più forte di ogni riconoscenza. Ma dura poco più di un attimo, si sono dovuti abituare.

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Acqua bene prezioso… acqua ricchezza senza confini

Il sogno di una vita normale oltre l’insicurezza e la povertà

Compassione e solidarietà sono valori fondamentali, ma il cambiamento non avverrà senza azioni concrete, che possano attivare o rilanciare un progetto, che diventa determinante per migliorare la vita di chi vive un’emergenza, una mancanza, un disagio.

Per questo sostenere realtà e progetti di altri paesi è fondamentale per aiutare questi popoli a costruire il proprio futuro, perché la carità non ha frontiere. Soprattutto nel periodo dell’Avvento dobbiamo avere un’attenzione maggiore a chi sembra essere nato dalla parte “sbagliata” del mondo. Non basta commuoverci davanti al Bambino Gesù.

Intervenire non con puro “assistenzialismo” ma favorendo un processo più ampio di trasformazione sociale, che garantisca la durata dei risultati nel tempo.

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Credo negli esseri umani, che hanno il coraggio, coraggio di essere umani

Accogliere, assistere, prendersi cura dell’altro con rispetto e delicatezza senza distinzioni e senza emarginazioni

Il volontario della Caritas non è solo qualcuno che dona al povero, ma è chi dagli ultimi riceve e impara. È chi offre il proprio tempo, chi cresce nella sensibilità e nella carità.

L’assistenza concreta ai bisognosi deve sempre essere caratterizzata da un’attenzione nell’ accogliere, facendo propria un’attività di promozione umana, riuscendo a vivere un’esperienza concreta che nasce da una relazione profonda con i poveri. La Caritas è la Chiesa che, mettendosi in ascolto, agisce con molta discrezione e rispetto.

Il volontario riesce a farsi portatore di un cambiamento verso l’altro che va a “contagiare” la vita di tutti i giorni (famiglia, scuola, lavoro, vicinato). Agisce secondo lo stile del Samaritano: non si limita ad attivarsi personalmente, ma è capace di mettere in moto una risposta comunitaria.

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La faticosa arte del dono di sé

…puro pane spezzato, che sazia la fame altrui, come Gesù

mons. Cantoni

Lo chiamavano il prete degli ultimi. E non solo tra gli ‘ultimi’ il suo ricordo resterà indelebile. Don Roberto Malgesini, una vita al fianco dei più bisognosi. È stato accoltellato a morte la mattina del 15 settembre 2020 a Como, in piazza San Rocco. Chi ha messo fine alla sua vita era un uomo che don Roberto conosceva bene: una delle numerose persone in difficoltà che lui sosteneva nelle necessità quotidiane.

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Giovani e Carità, un binomio perfetto

Abbi cura di me, il tempo ti cambia fuori, l’amore ti cambia dentro
Basta mettersi al fianco invece di stare al centro

«I giovani sono le vittime più fragili di questa epoca di cambiamento, ma anche i potenziali artefici di un cambiamento d’epoca…Sono il presente, ma protagonisti dell’avvenire. Non è mai sprecato il tempo che si dedica ad essi, per tessere insieme, con amicizia, entusiasmo, pazienza, relazioni che superino le culture dell’indifferenza e dell’apparenza. Non bastano i “like” per vivere: c’è bisogno di fraternità, c’è bisogno di gioia vera. La Caritas può essere una palestra di vita per far scoprire a tanti giovani il senso del dono, per far loro assaporare il gusto buono di ritrovare sé stessi dedicando il proprio tempo agli altri. Così facendo la Caritas stessa rimarrà giovane e creativa, manterrà uno sguardo semplice e diretto, che si rivolge senza paura verso l’Alto e verso l’altro». Papa Francesco.

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Mi chiedo dov’è… la gioia, dov’é, dov’é, dov’é…

… allora chiedimi se sono fuori posto in questo posto
Chiedi tutto, basta che qualcuno mi risponda adesso…

«Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terra per chiedere protezione e asilo altrove» mons. Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni in occasione della Giornata Mondiale del rifugiato che si è celebrata lunedì 20 giugno, puntando il dito contro la politica che, «di fronte a questo fenomeno epocale – aggiunge – continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro»

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